29 febbraio 2024
Quando eravamo piccole credevamo che a far politica fossero solo gli uomini in giacca e cravatta. Un’attività distante da noi, difficile e irraggiungibile, soprattutto da giovani. Appartenere a quest’ultima categoria significa sempre più spesso essere messi ai margini, specie se si vive in un paese come l’Italia che non aiuta a diventare indipendenti, in cui cercare lavoro alle volte è un’impresa, e trovarne uno ben pagato quasi impossibile. Di tutte queste incognite i nostri rappresentati sembrano disinteressarsi. Certo, nemmeno noi siamo tutti uguali: alcuni appartengono a classi sociali benestanti, il che assicura molti privilegi; altri, invece, vedono non garantiti o negati i propri diritti. Questo vale specialmente per chi fa parte di minoranze, chi proviene da famiglie a basso reddito, o chi viene dal sud, da aree interne o dalle periferie delle città.
"Si è creato un circolo vizioso difficile da rompere: meno si vota, meno si è rappresentati. Meno si è rappresentati, meno si vota"
Di noi, però, si parla molto, soprattutto in campagna elettorale: si parla di, ma non con, e quasi mai attraverso. Non siamo considerati come un bacino elettorale strategico: questo significa che i nostri problemi non interessano, non vengono indagati e spesso accantonati. Tutto questo contribuisce a creare un senso di sfiducia verso le istituzioni che dovrebbero, al contrario, rappresentarci. È raro essere invitati a prendere una decisione e, quando accade, spesso ci si ritrova strumentalizzati allo scopo di attrarre un pubblico della stessa fascia d’età. In questo scenario, da un lato l’estrema destra accresce il proprio potere, proponendo soluzioni che in realtà accrescono la ricchezza di pochi; dall'altro la sinistra, frammentata e disorganizzata, continua a perdere radicamento territoriale e a non fare proposte redistributive coraggiose e utili. Si crea così un circolo vizioso difficile da rompere: meno voti, meno sei rappresentato. Meno sei rappresentato, meno voti.
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