Thanopulos: "Il potere maschile è dominio sessuale"

Potere maschile e dominio sono inscindibili. Lavialibera ha intervistato Sarantis Thanopulos, psicanalista e scrittore

Federico Pozzi

Federico PozziStudente di Politics and policy analysis alla Bocconi

5 marzo 2021

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Potere maschile e dominio, anche sessuale, sono inscindibili. Lo crede Sarantis Thanopulos, psicanalista e scrittore, che analizza il nesso tra potere e sessualità unendo psicoanalisi e scienze sociali. Il quadro cambia se al comando c'è una donna: «Il vero potere femminile – dice Thanopulos – è anarchico: senza arché, cioè un principio predeterminante. C'è sempre compartecipazione, mai subalternità».

Per definire la società moderna, la filosofa Carol Pateman parlava di contratto sessuale: l’uomo lavora, la donna bada alla casa e ai figli. Secondo lei, quanto è forte questo tipo di contratto oggi in Italia?

Molto, seppur in forme meno evidenti di prima. Fa parte della cultura che sostiene il potere dell’uomo sulla donna: un potere improprio che rappresenta il maggiore ostacolo all’evoluzione della società ed è la maggior fonte di disagio della civiltà.

Che rapporto c’è tra esercizio del potere e sessualità?

Bisogna innanzitutto distinguere la sessualità maschile da quella femminile. La prima è più legata al bisogno, la necessità sessuale come una scarica, il sollievo di una tensione. La sessualità femminile, invece, ruota attorno al desiderio, un piacere complesso che richiede la persistenza delle tensioni e la trasformazione della propria materia psicocorporea. Più la relazione sessuale tra donna e uomo si basa sul bisogno, più la donna è schiacciata. Perde la propria identità all’interno del rapporto erotico, fondata, appunto, sul desiderio. La chiave per una relazione paritaria è dunque la liberazione del desiderio femminile. Vale non solo sotto le lenzuola, ma in tutte le espressioni del nostro rapporto con il mondo, che hanno sempre un fondamento erotico.

Quando il capo è donna c’è compartecipazione, mai subalternità

Questo è il motivo per cui un uomo che esercita potere spesso crede di esercitare anche una forma di dominio sessuale sulla donna?

Le due cose sono inseparabili.

Succede lo stesso anche quando il potere è femminile?

Il vero potere femminile è un potere anarchico, è senza arché, cioè un principio predeterminante. La presenza di una donna come figura paritaria implica l’assenza di un potere strutturato sulla subalternità. Quando il potere riguarda la donna, c’è sempre compartecipazione, non dominio.

Sarantis Thanopulos, psicanalista e scrittore
Sarantis Thanopulos, psicanalista e scrittore

Ma le donne al potere spesso imitano gli atteggiamenti maschili di leadership, nel vestire come nel modo di porsi, reprimendo la propria sessualità. C'è spazio per uno stile di potere diverso rispetto a quello imposto dai canoni maschili?

È vero. È il fenomeno delle Xy, le cosiddette donne con le palle, che non mettono in pericolo il modello di potere maschile, anzi lo abbracciano. Un modello di leadership legato, invece, alla femminilità e alla liberazione della sessualità femminile crea le condizioni di uno scambio fondato sulla parità, che abolisce le relazioni di dominio. Intendiamoci: parliamo di rapporti tra sessi, non tra generi. Il genere, la costruzione sociale dell’identità sessuale, è una struttura fissa, mentre la sessualità è fluida. Una componente di sessualità femminile è presente anche negli uomini, spesso repressa.

Perché se una donna fa leva sulla propria sessualità per fare carriera è più spesso oggetto di stigma?

Le donne vivono la propria sessualità anche all’interno del luogo di lavoro. La divisione tra eros e lavoro è una regola morale maschile, che fa scandalo se viene violata da una donna.

La parità di genere si fonda sulla liberazione del desiderio femminile

Cosa porta ad associare il successo femminile all'idea di una presunta disponibilità sessuale per fare carriera?

Sul piano inconscio gioca un ruolo centrale, al di là dell’immaginario maschile che incastra la donna nello schema vergine/prostituta, l’invidia nei confronti della profondità sessuale femminile. L’invidia può essere declinata come ammirazione, desiderio verso ciò che noi non siamo, identificazione costruttiva con l’oggetto invidiato. Se ciò non accade, può diventare distruttiva.

In che senso invidia?

La costituzione psicosessuale della donna è fondata sul binomio vagina-clitoride. La clitoride è una sorta di termostato: consente di mediare tra ciò che deve restare in superficie e ciò che deve andare in profondità. L’uomo, invece, è organizzato attorno al suo pene. Ha una sessualità più strutturata che, al contrario della donna, tende a privilegiare l’esteriorità piuttosto che l’interiorità. Tramite l’identificazione reciproca l’uomo acquista profondità e la donna una maggiore strutturazione. Ma la donna resta più anarchica, più libera di destrutturarsi. Una capacità che è fonte di invidia.

Il tema della differenza di genere resta quasi esclusivamente femminile. Come mai?

La differenza erotica è alla base del desiderio e dell’incontro. Il contratto sessuale che assegna una posizione di dominio all’uomo è improntato alla logica del bisogno, dove vige il potere del più forte e le differenze sono represse. Sono le donne che sentono di più l’esigenza della differenza: sono per natura ribelli all’appiattimento dei rapporti.

Da lavialibera n° 7 2021

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