La definizione di minore (o minorenne) è apparentemente semplice: chi non ha ancora raggiunto la maggiore età (in Italia, ad oggi, fissata a 18 anni). All’apparenza un dato meramente anagrafico, ché però è cambiato nel tempo e cambia di società in società. Quell’asticella temporale ha un ruolo importante, perché definisce i confini di una specifica categoria di persone, cui la società riconosce un’attenzione particolare, sia che si discuta di scuola e di istruzione, di gioco, di salute, di criminalità, di sfruttamento, di povertà e molto altro ancora. Questa specificità del minore continua ad evolversi nel tempo. La tendenza, promossa soprattutto dagli organismi internazionali e posta alla base della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, è quella di considerare il minore come soggetto di diritti (i cosiddetti diritti dei minori) e non più solo come oggetto di una tutela dedicata. Un salto qualitativo che impone di guardare tutto da una prospettiva nuova, più orizzontale. La strada per mettere in pratica questo cambio di mentalità, però, è ancora lunga.