Questo non impedisce alle mafie di affidarsi ad alternative sempre nuove, in un'eterna rincorsa con le forze dell'ordine. Da qui il nome di criptofmafie. Non esistono solo i criptofonini. I servizi che, in vario modo, permettono di aumentare il livello di protezione delle proprie comunicazioni via smartphone sono decine e di società che li offrono ne “vengono create di nuove ogni giorno”, mette in guardia il direttore della Direzione investigativa antimafia (Dia) Maurizio Vallone, aggiungendo che al momento le compagnie monitorate sono più di 20, mentre si stima che in Europa gli utenti di questo tipo di sistemi siano circa 200mila. Il 10 per cento si trova in Italia.
“Usarli non equivale a essere legati alla criminalità organizzata – precisa Vallone –. C’è chi, ad esempio, se ne serve per proteggere i propri segreti aziendali dalle potenziali intercettazioni di imprese concorrenti. La riservatezza delle comunicazioni è importante per il mercato, come per la privacy dei cittadini, e le società di criptofonini, o di servizi simili, non sono illegali di per sé. Il problema è il loro utilizzo per attività illecite”. Per Vallone, è necessario un intervento legislativo europeo: “Le aziende che offrono questi servizi vanno obbligate a mettersi a disposizione dell’autorità giudiziaria, quando necessario”.
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