16 marzo 2020
A San Vito Romano, piccolo comune di poco più di tremila abitanti in provincia di Roma circondato da secolari castagneti, due consigliere comunali di minoranza, Bruna Colaneri ed Elena De Paolis, rispettivamente insegnante e farmacista, da mesi vengono minacciate e intimidite. Sul caso sono state aperte indagini, ma ancora le ragioni alla base di questi atti sono ignote. I primi avvertimenti arrivano ancor prima di essere elette, nel giugno del 2019.
Pensavamo di essere state elette per cercare di migliorare la nostra città ed è quello che abbiamo provato a fare sin dal primo giorno del nostro mandato, ma le costanti minacce non ci fanno dormire tranquilleBruna Colaneri ed Elena De Paolis - Consiglieri comunali a San Vito Romano
Durante la campagna elettorale alcune persone si presentano nella farmacia dove Elena lavora come dipendente da più di vent’anni e riferiscono che la candidata De Paolis ha assunto degli atteggiamenti non leali sui canali social. Una chiara intimidazione indiretta che ha come unico scopo quello di mettere in difficoltà Elena. Lei, per evitare di dare troppo risalto all’accaduto, decide di non denunciare, ma la sera stessa delle elezioni avviene un altro spiacevole episodio.
Davanti il cancello di casa della candidata Colaneri viene poggiato un mazzo di crisantemi. Alla vista di quei fiori la consigliera scappa, rientra subito a casa e prova a tranquillizzarsi pensando che possa trattarsi di uno scherzo di cattivo gusto. Dopo un po’ decide di tornare giù per riprendere il mazzo di fiori, ma all’ingresso del cancello non c’è più nulla. "Devo dire che ho provato una sensazione di estrema paura, di tensione, ma ho deciso di non dar seguito all’episodio, finché nei primi giorni di luglio, quando eravamo già diventate consigliere comunali, ho trovato uno strano sacchetto vicino lo sportello della mia auto. All’interno della busta c’erano due bottiglie di acido muriatico e di acido tamponato e un bigliettino con su scritto "dimissioni", realizzato usando ritagli di giornale. Fuori la busta due scritte con i nostri nomi: Bruna ed Elena. Immediatamente, mi è salito il gelo". Bruna Colaneri a quel punto decide di chiamare i carabinieri e di sporgere denuncia contro ignoti, raccontando anche i precedenti episodi.
Paura e sconforto. Sono queste le sensazioni che provano le due consigliere quando realizzano quanto accaduto. "Pensavamo di essere state elette per cercare di migliorare la nostra città ed è quello che abbiamo provato a fare sin dal primo giorno del nostro mandato, ma le costanti minacce non ci fanno dormire tranquille. Il primo pensiero va naturalmente ai nostri figli. Ormai, se uno di loro ritarda o non ci risponde, pensiamo subito che gli hanno fatto del male. Ogni ritardo è diventato un problema, un’ansia da gestire". E le intimidazioni continuano. Qualche mese dopo un altro bigliettino viene ritrovato sul tergicristallo della macchina: "Ve ne dovete andare tu e l’amica tua. A te ti facciamo cacciare, a lei cacciamo il padre e la madre dalla casa popolare. Andatevene finché state in tempo: le medicine non le vendi, ma ve le prendete voi se non ve ne andate".
Ancora una minaccia, chiara e diretta. Le consigliere continuano a denunciare, ma si sentono sole, abbandonate a loro stesse. La cittadinanza e la maggioranza politica infatti non reagiscono, se non in maniera fiacca. Sono pochissime le persone che in pubblico esprimono vicinanza e solidarietà, i più inviano messaggi in privato, forse per paura di mostrarsi. La maggior parte rimane indifferente. E non solo. Alcuni accusano le due consigliere di essersi minacciate da sole per avere un momento di gloria.
Perché molti cittadini prima erano dalla nostra parte e ora si sono allontanati? Noi abbiamo bisogno del loro sostegnoColaneri e De Paolis
"La cosa strana è che durante la campagna elettorale abbiamo organizzato diversi eventi, sul tema dell’immigrazione, delle scuole e su altre questioni sociali, tutti molto partecipati - raccontano loro -. Ad un incontro erano addirittura presenti quasi un migliaio di persone. Questa è la cosa che ci sembra più strana. Perché molti cittadini prima erano dalla nostra parte e ora si sono allontanati? È per paura che possano esporsi anche loro? Crediamo sia per questo, ma noi abbiamo bisogno del loro sostegno, se no rischiamo di non farcela a superare tutto questo".
Le forze dell’ordine e magistratura stanno indagando per individuare i responsabili e le motivazioni che si nascondono dietro queste intimidazioni di fronte alle quali si fatica a restare indifferenti: un atto contro anche un singolo amministratore pubblico è un atto contro l’intera comunità, la democrazia, la repubblica.
La provincia di Roma e il Lazio sono tra i territori più colpiti dalle intimidazioni rivolte agli amministratori locali e al personale della pubblica amministrazione, come evidenziato nei rapporti "Amministratori sotto tiro" di Avviso Pubblico.
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