29 dicembre 2020
“Buongiorno a tutte”. Con queste parole il 25 novembre di un anno fa, come coordinamento bolognese di Libera comunicavamo al mondo dei social la nostra scelta di cambiare linguaggio, utilizzando nella comunicazione pubblica il femminile inclusivo. Per rivolgerci a un gruppo indistinto di persone, invece che utilizzare il maschile generico, abbiamo scelto di utilizzare il femminile. Perché? Il nostro gruppo è eterogeneo, ma condivide l’idea politica che l’inclusività e l’uguaglianza siano principi necessari per il perseguimento della nostra idea di giustizia. Un’idea che nasce in una città, Bologna, ricca di esperienze e di stimoli legati all'autodeterminazione e al riscatto sia degli individui sia delle comunità. In quel periodo, poi, eravamo nel pieno di un percorso che ci ha fatti riflettere sull’importanza del riscatto: Liberi di scegliere. Abbiamo così deciso di legare la scelta di cambiamento del linguaggio a quello che vedevamo quotidianamente nel progetto: il coraggio di quelle donne che da pochi anni stanno iniziando a fare la grande rivoluzione di liberazione di se stesse e delle proprie figlie e dei propri figli dall'oppressione ‘ndranghetista, che stanno rompendo gli schemi del potere violento e virilista.
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