28 febbraio 2023
Una partita – Sampdoria-Napoli – interrotta il 13 maggio 2018 per cori discriminatori contro i napoletani. Una decisione rara, quasi unica, prevista da regole e protocolli, eppure sbagliata per qualcuno tanto da costargli la carriera. Si è opposto al razzismo e ha perso. "Tutt’oggi è un problema del calcio – dice lui, ripensando agli ultimi episodi –. A quattro anni di distanza continuiamo ad affrontare la questione in maniera sbagliata". Claudio Gavillucci, 44 anni, per cinque anni ha arbitrato in serie A. Un sogno che aveva da quando a 14 anni, a Latina, ha iniziato a correre sui terreni di provincia col fischietto in bocca. Poi qualcosa è andato storto e, da un giorno all’altro, si è trovato senza lavoro. In gergo, è stato dismesso: "Non potevo più arbitrare, se non nelle categorie giovanili", racconta a lavialibera. Da lì la decisione di trasferirsi per lavoro in Inghilterra, dove ha cominciato nuovamente a dirigere le partite della quinta serie nazionale, la National league.
Lo sport può insegnarti il mondo: la rubrica di Lucilla Andreucci su lavialibera
In Inghilterra “calciatori e club sono i primi a impegnarsi contro il razzismo per sensibilizzare i tifosi del futuro”
La sera del 13 maggio 2018 è a Genova. Più volte i tifosi blucerchiati intonano cori contro gli ospiti: "O Vesuvio, lavali col fuoco". L’allenatore Maurizio Sarri chiede di intervenire, il presidente della Samp Massimo Ferrero tenta di placare gli ultras che, però, proseguono. A quel punto Gavillucci fischia la momentanea interruzione dell’incontro. "C’era stato soltanto un precedente, avvenuto in un contesto politico e sociale diverso – premette –. A fine gara ho colto le reazioni positive dell’opinione pubblica e dei commentatori, meno dei politici e dei vertici della Federazione italiana giuoco calcio. Poi ho visto cosa è accaduto a Milano pochi mesi dopo".
Nella stagione successiva, quando lui era già stato messo da parte per “motivate ragioni tecniche”, durante Inter-Napoli, altri cori contro gli ospiti e il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly. Stavolta l’arbitro non interrompe, ma poi il giudice sportivo sanziona l’Inter e il ministro dell’Interno Matteo Salvini ridimensiona il caso: "Il coro “Vesuvio lavali col fuoco” vale “Milano in fiamme”", dice il politico che nel 2009 fu ripreso mentre intonava cori contro i napoletani. E ancora: "Ci sono anche giocatori bianchi che vengono fischiati e sono oggetti di cori". A quel punto qualcosa cambia: "La Figc – ricorda Gavillucci – modifica le regole. A decidere è un rappresentante del Viminale, a differenza di quanto accade nel resto d’Europa con le regole dettate da Uefa e Fifa".
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