21 dicembre 2023
"Con i social network la mia salute mentale è appesa a un filo", ha scritto a luglio scorso Amber Louise Bryce, giornalista che si occupa dei social media di EuroNews, dicendo di non sentire il bisogno di un nuovo social, quanto piuttosto di una pausa.
Threads (filo), la piattaforma di Mark Zuckerberg, aveva appena debuttato oltreoceano conquistando in un solo giorno 70 milioni di utenti. Lo stesso entusiasmo sta accompagnando l’inaugurazione dell’ultima creatura del papà di Facebook in Europa, dove è arrivata solo a dicembre dopo aver fatto i conti con il regolamento Ue sulla privacy.
Mentre muovo i primi passi nel nuovo mondo, faccio mia la fatica di Bryce. Abbiamo davvero bisogno di un nuovo social? È la domanda che mi sono posta ogni volta che ho analizzato la nascita di nuove piattaforme, molte cadute nel dimenticatoio, come ClubHouse (che con le sue chat audio avrebbe dovuto rivoluzionare la nostra vita online), se non addirittura defunte, come Ello (l’anti-Facebook che prometteva di mettere al primo posto la privacy dei propri utenti ma non è mai decollato, bruciando oltre 400mila dollari di investimenti).
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