27 luglio 2020
C’è un incrocio di strade, sopraelevate, ponti con le case popolari sullo sfondo. A destra il guard-rail è circondato da rifiuti smaltiti sul bordo di questa arteria di provincia in attesa dei fuochi estivi e delle colonne di fumo nero. Siamo arrivati ad Afragola, a Nord di Napoli, oltre 60mila abitanti. Qui ogni dettaglio è un ritaglio del quadro di insieme. In questo territorio i Moccia, clan egemone, vengono descritti come padroni assoluti, capaci di costruire una classe imprenditoriale e avere rapporti strutturali con la politica, investire in Italia e all’estero. Tra i più potenti e allo stesso tempo ignoraticlan della Campania. Un clan che a sentire gli avvocati e, ovviamente, i boss neanche esiste.
Francesco De Stefano era un imprenditore. È stato condannato perché a disposizione del clan. Era vittima dei Moccia prima di diventarne complice. La sua casa è confiscata in via definitiva, ma la occupa ancora. "Mio padre è abusivo, ma presto libererà l’appartamento", spiega Vincenzo, il figlio. Fa il consigliere comunale, eletto a sostegno della maggioranza di centrodestra. Lui stesso ha una casa intestata e confiscata in via definitiva, apparteneva al patrimonio sottratto al padre. La giunta comunale, eletta anche con i suoi voti, ha chiesto all’Agenzia dei beni confiscati di acquisire l’immobile. Soltanto oggi, ma mai in passato, la situazione ha imbarazzato la giunta e i suoi sponsor romani. Ora Vincenzo è uscito dalla maggioranza: "Voto secondo coscienza".
Il sindaco si chiama Claudio Grillo. Ha un record personale: si è dimesso due volte e due volte ha revocato le dimissioni. Di mestiere fa l’imprenditore. Ha vinto nel 2018 le elezioni comunali. A festeggiare c’era Vincenzo Nespoli, ex sindaco ed ex senatore, condannato il 26 febbraio a otto anni in primo grado per bancarotta e riciclaggio. Nespoli viene considerato il “fautore” della vittoria, vicino alla Lega di Matteo Salvini. "Nespoli? Si possono accettare anche consigli da Nespoli. La sentenza? Tutto può creare imbarazzo, però ci sono i tre, quattro gradi di giudizio", spiegò Grillo al cronista allungando i tempi della giustizia. Non va meglio quando gli si chiede un pensiero sui Moccia: "Guardi non penso, non faccio né il giudice né l'indagatore".
A brindare per la vittoria c’era anche Pina Castiello, in passato vicina a Nicola Cosentino (ex politico di centrodestra ritenuto vicino al clan dei Casalesi, condannato in via definitiva per corruzione e in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, ndr), poi passata al partito padano e sottosegretaria nel primo governo Conte. Castiello era presente quando nel gennaio 2019 l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini arrivò ad Afragola e promise fuoco e fiamme contro le occupazioni abusive nel quartiere Salicelle: "Spero che nessuno scenda in piazza per difendere gli occupanti abusivi. Dobbiamo schifare chi ruba i diritti. Basta occupazione abusiva di alloggi", disse il leghista. Si concesse anche al baciamano di un fan. Di quella visita si ricorda poco oltre le parole rimaste tali. Un quartiere, Salicelle, dove ci sono 1200 alloggi popolari. Attraverso il ricatto dello sgombero è da sempre un enorme bacino elettorale. Fu costruito dopo il terremoto del 1980. Dovevano essere alloggi provvisori. Dovevano.
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