La residenza progettata da Zaha Hadid nel quartiere City Life a Milano. Qui vive Francesco Maida, imprenditore vicino alla 'ndrangheta (Crediti City Life)
La residenza progettata da Zaha Hadid nel quartiere City Life a Milano. Qui vive Francesco Maida, imprenditore vicino alla 'ndrangheta (Crediti City Life)

Affari globali ed elemosina dallo Stato

A giugno un imprenditore milanese molto vicino alla 'ndrangheta cercava di ottenere gli aiuti dello Stato alle imprese. L'inchiesta Habanero rivela le capacità finanziarie delle cosche

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

15 gennaio 2021

Giovedì 11 giugno 2020. Due uomini salgono a bordo di un’auto vicino alla stazione centrale di Milano. Hanno un appuntamento in una banca. Il giorno dopo ne fissano altri per la stessa pratica: ottenere i finanziamenti garantiti dallo Stato previsti dal decreto Liquidità a sostegno delle attività danneggiate dalla pandemia da Covid-19. Hanno alcune ditte di import/export dei metalli e sostengono di aver diminuito i loro ricavi, motivo per cui vorrebbero accedere agli aiuti statali. Una parte, d’altronde, l’avevano già ottenuta: erano i contributi del decreto Rilancio versati dall’Agenzia delle entrate.

Uno dei due si chiama Francesco Maida, è nato nel 1977 a Monza e abita a City Life, quartiere sorto nell’area della Fiera di Milano coi grattacieli progettati da archistar come Arata Isozaki e Daniel Libeskind. Vive in un appartamento nel residence disegnato da un’architetta di fama mondiale, Zaha Hadid, dove un trilocale costa più di un milione di euro. Fa l’imprenditore e gode di ottimi contatti con la cosca di ‘ndrangheta di San Mauro Marchesato (Crotone), paese da cui arriva la sua famiglia. Il 15 luglio scorso Maida è stato arrestato insieme ad altre persone. Da alcuni anni la Guardia di finanza indagava sui suoi affari fatti di frodi fiscali, riciclaggio di denaro e altri reati economici. La Direzione distrettuale antimafia di Milano sostiene che, insieme a Luciano Mercuri, abbia costituito un’associazione a delinquere per agevolare la cosca Greco di San Mauro Marchesato presente a Torino, ma anche a Milano e in Emilia. L’inchiesta, chiamata Habanero, è arrivata nelle aule del tribunale milanese a novembre. Tra i capi d’accusa, però, ne manca uno legato al tentativo di ottenere i fondi pubblici per le imprese danneggiate dalla crisi, episodio su cui sono in corso accertamenti.

Non è l’unico caso in Italia: il 20 ottobre, in un’audizione alla Camera dei deputati, il comandante generale della Guardia di finanza Giuseppe Zafarana spiegava che ci sono oltre duemila approfondimenti su flussi segnaletici collegati "a tentativi d’infiltrazione della criminalità nell’economia, di sviamento dei sussidi pubblici e agli abusi di mercato".

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