Droghe: con l'emergenza le mafie guadagnano di più

Continuano ad arrivare carichi importanti e per la vendita al dettaglio si usano le sedi di piccole attività commerciali, o le consegne a domicilio. Il traffico di stupefacenti non ha risentito della pandemia, anzi

Nello Trocchia

Nello TrocchiaInviato di Domani

14 aprile 2020

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"Chi fa la droga ora ne può fare di più perché gli autotreni camminano ed più facile scendere dalla Spagna” racconta a lavialibera un ex camorrista, oggi pentito. In una frase evidenzia due dati. Il primo relativo alla capacità delle organizzazioni criminali di continuare i traffici illeciti, soprattutto quello redditizio degli stupefacenti, e il secondo che l'attenzione, inevitabile, relativa all'emergenza covid non ferma i trafficanti e, contemporaneamente, rallenta i controlli.

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“Dalla Spagna arrivano carichi importanti – mi spiega un inquirente – e ho evidenze che stanno continuando a mandare quantitativi significativi di droga”. E come funziona? “La parte di confine – continua l'investigatore – viene coperta con i treni merci, l'Italia si percorre con i corrieri, tir o treni merci nazionali”. Poi ci sono gli scali portuali dai quali arrivano carichi di droga e, in questa fase, per ragioni di rotazione di personale e di controlli per l'emergenza coronavirus, per le organizzazioni criminali, si realizza il paradosso di trovare, talvolta, strade più rapide per far arrivare gli stupefacenti. Le mafie, nel traffico di droga, hanno modificato alcuni passaggi della filiera visto l'intensificarsi dei controlli su strada. Quando lo stupefacente arriva in Italia viene trasportato da corrieri nelle diverse regioni. “Nei territori – conclude l'inquirente – la droga si muove anche utilizzano macchine di soccorso o auto mediche. E' sempre successo in periodi normali, figurarsi ora con un maggior numero di macchine di soccorso in giro”. Per la vendita al dettaglio si usano basi logistiche come alcune attività commerciali che diventano luogo di approvvigionamento per i consumatori, oppure si vende attraverso la consegna a domicilio. Se la droga è un mercato florido anche quello del riciclaggio di denaro sporco lo è, le mafie aprono società di import-export e sanno che come accaduto, nella crisi del 2008, l'Italia e il suo tessuto economico hanno bisogno di liquidità, di soldi.

Le mafie mettono sul tavolo ingenti capitali sporchi pronti ad essere investiti attraverso prestiti usurai che possono trasformarsi, se destinati a imprenditori, all'ingresso nelle società mantenendo la stessa proprietà e allargando così la rete di prestanomi. Ristorazione, turismo, agroalimentare, settori oggi in grande crisi, sono obiettivo primario delle organizzazioni criminali così come tutti i comparti in difficoltà. Per le mafie ogni settore è ghiotto se ci sono profitti da generare. I dati parlano di un 10% di aziende a rischio default, di quasi una impresa su due a rischio liquidità nei prossimi 6 mesi. Un quadro economico che suggerisce alle mafie, al crimine finanziario di mettere sul tavolo le valanghe di soldi illeciti. Non è un caso che nei giorni scorsi la polizia abbia intercettato alla frontiera un furgone con 500mila euro in contanti, proveniente da un Paese dell'Est e guidato da alcuni cittadini calabresi legati alla 'ndrangheta. Se le droghe si muovono, i soldi si riciclano, le imprese si acquisiscono, si aumenta il potere di controllo, la credibilità sul territorio allargando così l'offerta del welfare criminale che crea consenso sociale e attira nuova manovalanza. 

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