25 novembre 2022
Dicono che le stanze rivelino la personalità di chi le abita. Possono essere tappezzate con il poster del nostro cantante preferito o da foto che ricordano i momenti felici. Decorate da piante, illuminate da luci calde, fredde oppure da led colorati. Fino a pochi mesi fa, entrando nella mia camera il letto era sempre disfatto, i vestiti sparsi ovunque, c’erano scarpe spaiate, cuscini per terra terra e libri sul pavimento. “Mostrami la tua stanza e ti dirò chi sei”. Ero un’adolescente in piena crisi. Ho sempre odiato i luoghi comuni su questa fase della vita, non volevo credere che a un certo punto il comportamento potesse cambiare così radicalmente dall’oggi al domani, senza alcun controllo. Eppure, oggi mi ritrovo a pensare esattamente il contrario.
Per cominciare è necessario tornare all’anno scorso, più precisamente al mese di giugno, ossia all’ultimo giorno di scuola. Un momento catartico che mi ha permesso di lasciare alle spalle un anno molto difficile, non tanto per il programma affrontato, ma per la frenesia delle giornate, che si alternavano tra lezioni a distanza e in presenza. Dunque, dopo due anni di pandemia finalmente potevo vivere un’estate spensierata: ho cominciato a uscire con più frequenza la sera, tornando a casa più tardi del solito. È stato così fino alla fine dell’estate. Poi è arrivato settembre e l’inizio della scuola, ma continuavo a divertirmi come se nulla fosse. Era il mio terzo anno delle superiori, un nuovo inizio da affrontare con la massima concentrazione, con dedizione e costanza. Almeno, così doveva essere.
In effetti, era come se l’estate per me non fosse mai terminata, tra feste, uscite tutti i weekend e spesso anche in settimana. Ero del tutto inconsapevole del danno che stavo procurando a me stessa e al mio percorso da studentessa, trascuravo ogni valutazione mediocre, avevo dimenticando chi fossi fino a pochi mesi prima. Vivevo nel disordine, visibile nella camera, meno nella mente. I miei genitori erano preoccupati, cominciavano a dubitare del mio giudizio, avevano smesso di credere alle mie continue rassicurazioni, non accettavano le mie risposte, i miei sguardi e l’indifferenza rispetto al mio evidente stravolgimento.
Non mi vergogno dei miei errori, anzi, a volte è necessario compiere un viaggio al buio per poter tornare “a riveder le stelle”
Le amicizie estive si erano quasi completamente dileguate, nella pagella del trimestre i risultati riflettevano il mio scarso impegno. Mi sembrava stessi annegando, avevo veramente sprecato un intero trimestre? Da quel momento è iniziato un periodo di sconforto, di rimorsi e di paura di non farcela; non mi sentivo all’altezza della mia scuola e non riuscivo a stare al passo con i miei impegni, al punto da pensare di mollare tutto. Non mi riconoscevo, passavo dalla negazione alla depressione, senza comprendere come e quando mi fossi trasformata in una persona così noncurante e irresponsabile, capace di ignorare gli avvertimenti dei propri genitori, di discutere con le persone che ama e di deludere le proprie aspettative. Questo nuovo stato d’animo, a cui avevo concesso di rubarmi il sorriso, ha generato in me una reazione più forte, di rabbia, che con l’inizio della primavera si è tramutata in accettazione. Mi mancava la persona che ero prima dell’estate, volevo riportarla in vita.
Quando ho compreso che quegli errori stavano determinando il mio futuro, ho compiuto il primo passo per migliorare: mettere in ordine, in camera e nella mia testa. Con grande fatica mi sono rimboccata le maniche, raggiungendo importanti traguardi scolastici e sportivi, tuttavia sentivo che potevo fare qualcosa di più. Avevo paura di cadere negli stessi errori dell’estate precedente, così ho deciso di cercare un lavoro e quando si è presentata l’occasione di svolgere un tirocinio alla redazione de lavialibera ero al settimo cielo. Ho conosciuto l’ambiente di una redazione, ho immaginato il futuro che vorrei, ho imparato a gestire le mie prime responsabilità e, alla fine di questo percorso, ho avuto la possibilità di scrivere il mio primo articolo. Questo.
Il quarto anno di liceo è cominciato. Dalla mia crisi è trascorso appena un anno, eppure sento di essere cresciuta tantissimo. Ho capito che per comprendere gli errori era necessario aprire gli occhi e trovare la forza di cambiare. Soltanto io potevo mettere in ordine, né gli amici e né i miei genitori potevano farlo al posto mio. È un percorso che va fatto in solitudine.
Adesso affronto questo nuovo anno scolastico ancora meglio di come avrei dovuto affrontare l’inizio di quello passato. Non mi vergogno dei miei errori, anzi, sono fiera della persona che sono diventata, perché a volte è necessario compiere un viaggio al buio per poter tornare, citando Dante, “a riveder le stelle”.
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