10 aprile 2024
La ‘ndrangheta contro gli stranieri: avrebbero attirato gli sbirri. Per questo Giuseppe Pasqua, presunto boss della locale (una struttura territoriale della ‘ndrangheta, ndr) a Brandizzo (Torino), non voleva che un immobile venisse adibito a struttura per l’accoglienza per migranti. Per questo ha fatto pressioni sui proprietari della edificio e sull’allora sindaco, anche tramite il nipote, assessore al commercio. È un episodio che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione Echidna, l’indagine condotta dal Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri coordinata dal sostituto procuratore Valerio Longi, della Direzione distrettuale antimafia di Torino. Giovedì 3 aprile l’inchiesta ha portato agli arresti di nove persone, tra le quali spicca il nome di Giuseppe Pasqua e quello di Roberto Fantini, importante imprenditore torinese. Dagli atti sono emersi soprattutto le azioni di Salvatore Gallo, politico Pd, per influenzare lavori, nomine ed elezioni.
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Nelle oltre 1.400 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, si legge anche di uno dei tanti episodi di prevaricazione che dimostrano la presenza e le attività della locale di ‘ndrangheta a Brandizzo, una struttura che fa valere la forza del “metodo mafioso” sul territorio. Il fatto è avvenuto nel marzo 2017.
A bordo della sua auto, il presunto boss Giuseppe Pasqua (già coinvolto e condannato in inchieste sulla criminalità organizzata) chiacchiera con un tal Gianni e discute del fatto che due immobiliaristi di Settimo Torinese avevano manifestato la disponibilità ad affittare un loro immobile da destinare ad alloggi per migranti. Al boss, non andava giù: “Gianni, finché ci sono io non viene proprio nessuno”. Ed è anche andato a dirlo ai due imprenditori, secondo quanto riferisce lui stesso al passeggero: “Sono andato a Settimo, che hanno l’immobiliare, hanno un ufficio così, c’ho detto ...se tu vuoi combinare di mandarci ‘sti extra comunitari, mandali pure, vuol dire che qualche calabrese, qualche meridionale come te, come me, perché lui è pugliese, si salta in testa di darti fuoco, perdi ‘porco e conto’ perché questi qua arrivano, non arrivano 50 o 60, raddoppiano”.
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Insomma, secondo le sue stesse parole, il boss sarebbe arrivato anche a minacciare ritorsioni violente. Non era la prima volta: l'inchiesta Echidna ha registrato diversi presunti episodi di minacce ai danni di imprenditori concorrenti, oppure di creditori che chiedevano di essere pagati.
Al suo interlocutore spiegava anche di aver parlato di questo argomento con l’allora sindaco di Brandizzo, Roberto Buscaglia, e con suo nipote Roberto Pasqua, indicato nell'ordinanza come assessore al Commercio nel paese, ma in realtà consigliere della maggioranza con le deleghe al Commercio. “Io ho parlato anche con il sindaco qua, Roberto, e gli ho detto ‘Roberto, io non lo so come te lo devo dire... lasciaci in pace!’”, riassume Giuseppe Pasqua. I due amministratori locali, entrambi eletti nella lista civica "Brandizzo Decimum", non sono indagati. "Non ricordo assolutamente questo progetto di accoglienza e non so quali fossero gli immobili, anzi sono abbastanza sicuro che non ci fosse nessun progetto e di non averne mai parlato con nessuno", dichiara l'ex sindaco Buscaglia, contattato da lavialibera.
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In un'altra intercettazione, datata 13 marzo 2017, Giuseppe Pasqua spiega al nipote consigliere il suo pensiero. Gli racconta di aver detto agli immobiliaristi di non concedere all’amministrazione comunale i loro immobili liberi per ospitare i migranti. “Gli ho detto: ‘Ma ti rendi conto che mettendo 60 extracomunitari a Brandizzo, se c'è qualcuno rubagalline...assalti... salta fuori qualche omicidio’”. Sarebbero sorti problemi di ordine pubblico, e lui non li vuole perché “Brandizzo è tranquillo” e così deve rimanere per un motivo ben chiaro: “Fanno in fretta a metterci una caserma dei carabinieri! E quando ci sono loro la mattina ti alzi tu, io, tutti quanti... te li trovi sempre davanti alle case”.
I carabinieri se li è trovati in casa all'alba del 4 aprile 2024, arrivati a lui su ordine del giudice per le indagini preliminari Luca Fidelio del Tribunale di Torino.
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