
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
1 marzo 2025
A gennaio 2023, nel primo numero della mia rubrica, commentavo le temperature del 2022 scrivendo così: "Cosa è successo in sostanza nel 2022? Le cause della 'febbre' del pianeta sono cresciute ancora, ma La Niña (raffreddamento anomalo delle acque superficiali dell'Oceano Pacifico centrale e orientale) è stata il nostro 'antipiretico' naturale, limitandone il valore. Cosa accadrà quando la natura smetterà di fornirci il rimedio e nel Pacifico tropicale si manifesterà il fenomeno contrario di El Niño (il riscaldamento anomalo delle acque del Pacifico tropicale)? Probabilmente avremo un nuovo record assoluto di temperatura globale". Così è stato nel 2023, con le temperature che hanno continuato a crescere anche nel 2024 – nuovo record della serie storica disponibile – sebbene El Niño sia stato presente solo nei primi mesi dell’anno.
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In realtà nel 2024 abbiamo osservato un doppio fenomeno: la temperatura media globale ha per la prima volta superato la soglia di +1,5°C rispetto all’epoca preindustriale e a questo possono aver contribuito il fattore antropico delle riduzioni di zolfo nei combustibili delle navi (i solfati che venivano emessi con questi combustibili sporchi favorivano un raffreddamento) e altri fenomeni invece naturali. Al contempo, la concentrazione di CO2 è aumentata di 3,58 parti per milione (ppm) rispetto al 2023, ben il 26 per cento in più di quanto previsto. Le ragioni di quest’ultimo incremento sono da attribuire alle emissioni di gas serra, che continuano a crescere (e che influiscono ovviamente anche sulle temperature), ma anche alle difficoltà che cominciano ad avere i pozzi di assorbimento, cioè mari e terre emerse. Senza dimenticare la quantità e l’estensione di incendi eccezionali, con le relative combustioni ed emissioni di anidride carbonica, favorite pure dalle condizioni climatiche.
Non possiamo rischiare di arrivare a un punto in cui questi fenomeni amplifichino drasticamente il riscaldamento globale: sarebbe troppo tardi, dobbiamo fermarci prima.
Vogliamo dire che nell’ultimo anno ci siano state combinazioni di eventi altamente sfavorevoli che hanno portato a questo doppio record in temperature e CO2? Potremmo anche crederlo pacificando le nostre coscienze, ma temo non sia così, almeno non del tutto. La ricerca scientifica sta studiando sempre meglio la complessità del sistema clima e tanti effetti a catena e retroazioni (feedback) si stanno osservando sempre più. Sembra proprio che i serbatoi di CO2 di oceani e foreste stiano perdendo in parte la loro grande capacità di assorbimento, anche influenzati da incendi sempre più estesi e favoriti dalle nuove condizioni climatiche. E cosa accadrà al permafrost, il terreno delle regioni fredde dove il suolo è perennemente ghiacciato? Emetterà sempre più metano in atmosfera? Non possiamo rischiare di arrivare a un punto in cui questi fenomeni amplifichino drasticamente il riscaldamento globale: sarebbe troppo tardi, dobbiamo fermarci prima. Per esempio, se l’obiettivo di rimanere sotto il grado e mezzo sembra ormai poco praticabile, almeno sotto i due gradi di aumento dobbiamo assolutamente rimanere. Ne va del nostro futuro.
Da lavialibera n° 31, È tempo di muoversi
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