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9 giugno 2025
Il 5 giugno il ministro della Giustizia francese Gérald Darmanin ha annunciato la creazione di un pool antimafia in Corsica. Il centro regionale anticrimine sarà ospitato all’interno del tribunale di Bastia e si occuperà soprattutto di estorsioni, traffico di stupefacenti, incendi dolosi e omicidi, questi ultimi spesso collegati a eco reati e narcotraffico.
Darmanin ha inoltre confermato l’arrivo sull’isola di 57 agenti ministeriali, di cui 17 magistrati: i primi sbarcheranno a settembre, con l’organico che sarà completato entro il 2027.
La notizia fa seguito alle parole pronunciate dallo stesso ministro il 27 febbraio scorso dinanzi all'Assemblea della Corsica – l’organo elettivo che corrisponde a un consiglio regionale francese, ma con più poteri deliberativi – quando aveva annunciato “una rivoluzione dell’azione dello Stato contro il sistema mafioso insulare”, ipotizzando misure ad hoc per contrastare la criminalità organizzata.
Darmanin ha elogiato il lavoro portato avanti fino a oggi dai collettivi antimafia presenti sull’isola – “Massimu Susini” e “A Maffia No, a Vita lè” – che l’8 marzo scorso hanno organizzato una manifestazione coinvolgendo 3mila persone.
Oltre ai cittadini, al corteo hanno partecipato i rappresentanti politici e istituzionali del territorio, tra cui il prefetto corso Jerome Filippini, che si è rivolto alla folla pronunciando queste parole: “La mafia dobbiamo chiamarla per quello che è. È un’organizzazione che cerca di prendere il potere, un potere che dovrebbe appartenere a rappresentanti eletti e nominati dalla volontà del popolo.” Per i collettivi la lotta è appena iniziata: il loro obiettivo è quello di coinvolgere le nuove generazioni.
L’opera di sensibilizzazione sul fenomeno mafioso coinvolge anche le scuole medie e superiori, infatti a partire da quest’anno è stato inserito uno specifico programma di corsi antimafia, che forniscono agli studenti un'educazione sul fenomeno mafioso, attraverso nozioni storiche e interventi curati da magistrati, collettivi antimafia e rappresentanti delle forze dell’ordine.
Sul punto, Léo Battesti, co-fondatore del collettivo “Maffia No, a Vita lè” ha detto: "Dobbiamo distruggere l’idea che i delinquenti abbiano un certo fascino e ricreare una cultura del rispetto per la vita".
La Corsica impara a dire mafia
Lo scorso 29 aprile, il parlamento francese aveva approvato in via definitiva la “legge sul narcotraffico” con diverse misure pensate per contrastare la criminalità organizzata. Il nuovo sistema si ispira in larga parte al modello italiano e, fra le altre cose, prevede la costituzione di una procura nazionale anti-criminalità organizzata (Pnaco), un sistema di carcere duro (sul modello del 41-bis applicato al carcere romano di Rebibbia) e la riforma del ruolo dei collaboratori di giustizia.
Francia, misure "all'italiana" contro il narcotraffico
Un approccio che non convince tutti: associazioni ed esperti hanno definito la nuova legge “troppa repressiva”. In particolare, secondo la Lega dei diritti umani e la sezione francese dell’Osservatorio internazionale delle prigioni “la questione del senso della pena viene completamente oscurata in nome di un’ossessione securitaria, che finge di ignorare gli effetti nefasti dell’isolamento sulla salute e sulle possibilità di costruzione di un progetto di uscita”.
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