Aggiornato il giorno 10 ottobre 2024
Aggiornamento: Domenica 6 ottobre, la procura di Marsiglia ha aperto un'inchiesta per "omicidio volontario premeditato in banda organizzata e associazione a delinquere" dopo l'uccisione di un 15enne e di un tassista 36enne, vittima "collaterale" della violenza legata al traffico di droga.
Che in Francia una criminalità organizzata esista è fuori dubbio. La violenza legata al traffico di droga nelle cités ha raggiunto il parossismo nel 2023 e non accenna a quietarsi. La commissione d’inchiesta parlamentare creata per studiare l’impatto del narcotraffico ha reso delle conclusioni più che allarmanti: l’intera nazione è sommersa dalla droga, fin nelle zone più rurali. La commissione denuncia, dall’altro lato della barricata, un governo deludente e scoordinato, che troppo a lungo ha preso il problema sottogamba. Eventi di estrema violenza possono esplodere ovunque.
Il 14 maggio 2024, lo stesso giorno della pubblicazione del rapporto della commissione, un commando armato ha attaccato un furgone della polizia penitenziaria tra Rouen ed Evreux, favorendo l’evasione del boss del narcotraffico Mohamed Amra detto “La Mouche” e lasciando a terra due agenti.
A inizio aprile Hélène Gerhards, magistrata in Corsica dal 2011 al 2016, è stata trattenuta in custodia cautelare e poi rilasciata per il suo possibile legame con Yohann Carta, uno dei pilastri finanziari del gruppo criminale insulare Le Petit Bar. Sarebbe indagata in un’inchiesta per associazione a delinquere e per appropriazione indebita di fondi pubblici. La giudice francese è soprattutto conosciuta per i suoi legami con l’attuale ministro della Giustizia Éric Dupond-Moretti e con Bernard Squarcini, a capo dei servizi segreti durante la presidenza di Nicolas Sarkozy. La questione non è banale né aneddotica. In Italia lo sappiamo bene, definire i fenomeni criminali permette di adottare un sistema giuridico adeguato. Oggi la Francia non dispone dei mezzi adatti a combattere organizzazioni di tipo mafioso. E questo comincia a essere un problema.
Vittime della criminalità in Francia, i familiari: "In Italia siete avanti decenni"
La Francia è sempre stata terra di passaggio e di investimenti per i criminali stranieri, nonché meta di latitanza per numerosi mafiosi italiani. Ma che volto ha la criminalità francese? "Né padrini né mafia – scrive il giornalista Jérôme Pierrat nel suo saggio Une histoire du Milieu –. Il malfattore francese lavora da solo". Una definizione che descrive bene la realtà del milieu, o della pègre, come viene definito il crimine tradizionale francese. Almeno fino all’inizio degli anni Ottanta e sul continente. Si tratta di una storia del crimine composta da grandi personalità indipendenti e ambiziose, arricchitesi con il lenocinio, con il racket e poi con il traffico di stupefacenti. Personalità dalla spiccata intelligenza criminale, ma prive dell’ambizione per creare una vera e propria organizzazione. Meteore del crimine.
Negli anni Ottanta cambia tutto. La Francia si è lasciata alle spalle la macchia internazionale della French connection, ma non il traffico di droga. Nel 1981 il Paese è scosso dall’assassinio di Pierre Michel, primo giudice istruttore al tribunale di Grande istanza di Marsiglia, che lavorava con una minuzia senza precedenti sul mondo del narcotraffico francese e sui suoi presunti legami con la mafia palermitana. Ma succede anche altro.
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