8 giugno 2020
Ormai è ufficiale: intimidazioni e minacce nei confronti di amministratori locali e personale della Pubblica amministrazione non sono un fenomeno solo italiano. Nell'ultimo rapporto annuale di Avviso Pubblico – denominato appunto Amministratori sotto tiro e la cui nona edizione verrà illustrata in videoconferenza il prossimo 22 giugno alla presenza del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese – il monitoraggio si allarga oltralpe con la Germania attenzionata speciale.
Nel 2011 l'associazione ha deciso di monitorare e raccontare un fenomeno dilagante, ma a quel tempo poco conosciuto. Anche grazie a quella intuizione il fenomeno ha iniziato a emergere, anno dopo anno, nella sua drammaticità – in media, nel 2018, è stata censita una minaccia ogni 15 ore su tutto il territorio nazionale – e nella sua pericolosità: intimidire allo scopo di condizionare le scelte di un amministratore vuol dire sferrare un attacco diretto alla democrazia.
Dal sindaco di Cellamare alle consigliere di San Vito Romano, fino alla battaglia di un consigliere regionale contro la 'ndrangheta in Valle d'Aosta. Leggi le storie degli amministratori sotto tiro
Nel corso di questi anni sono stati fatti dei piccoli passi in avanti: è stata istituita un’apposita Commissione parlamentare d’inchiesta, è stata approvata una legge (la 105 del 2017) a tutela dei corpi politici, amministrativi e giudiziari ed è nato un osservatorio ad hoc, istituito all'interno del ministero dell’Interno. Il passo successivo è stato osservare la situazione al di là dei nostri confini, per capire se l’Italia rappresentasse o meno un esemplare unico nel panorama europeo. Seppur con diversi gradi di intensità, possiamo ora affermare che gli amministratori locali finiscono sotto tiro in diversi Paesi del Vecchio continente.
Già nel gennaio 2019 l'allarma era stato lanciato da Avviso Pubblico al Parlamento europeo nel corso di un evento organizzato dall'Intergruppo parlamentare Itco (Integrità, Trasparenza, anti-Corruzione e anti-Mafia), presieduto dall'allora eurodeputata Elly Schlein. Diversi i fatti illustrati pubblicamente, tra i quali il più grave è stato quello dell’omicidio del sindaco di Danzica (Polonia), il 53enne Pawel Adamowicz, accoltellato il 13 gennaio 2019 durante una manifestazione pubblica. Minacce e intimidazioni verso gli amministratori locali si erano verificate nel corso del 2018 anche in Grecia, Spagna, Regno Unito, Olanda e Francia.
Secondo il rapporto 2020, riferito all'anno 2019, diversi sindaci, consiglieri comunali e regionali europei sono finiti sotto il tiro della violenza fisica, verbale e psicologica. In particolare, di gruppi neonazisti e di estrema destra, soprattutto in Germania. Nel Paese considerato la locomotiva d’Europa, così come in altri Stati, spira un vento pericoloso, che alimenta la rabbia sociale, la xenofobia, l’antisemitismo e un'inquietante voglia di ritorno al nazionalismo come testimonia, ad esempio, l’ascesa di Alternative für Deutschland (Afd), il partito di estrema destra fondato nel 2013 che si è rivelato determinante lo scorso febbraio nell’elezione del governatore della Turingia.
Secondo il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, i movimenti neonazisti avrebbero a disposizione oltre diecimila persone pronte a usare le armi
A marzo durante una conferenza stampa Thomas Haldenwang, capo dell’Ufficio federale della protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz), ovvero i servizi segreti interni della Repubblica federale tedesca, ha affermato che “l’estremismo di destra e il terrorismo di estrema destra sono al momento il più grande pericolo per la democrazia in Germania”. Anche le autorità politiche – in primo luogo il ministro dell’Interno Horst Seehofer – hanno dichiarato in più di un’occasione che i movimenti neonazisti si rinforzano da tempo e avrebbero a disposizione oltre diecimila persone pronte a usare le armi. Secondo un rapporto della polizia tedesca, dalla riunificazione nel 1990 a oggi si contano almeno cento omicidi da imputare all’estremismo di destra.
Diversi sono stati gli amministratori locali e regionali finiti nel mirino di neonazisti ed estremisti di destra soprattutto per le politiche di accoglienza dei migranti. Alcuni, dopo aver subito pesanti minacce di morte e aggressioni, si sono dimessi.
Il 2 giugno 2019 Walter Lübcke, presidente del governo regionale di Kassel, è stato assassinato con un colpo di pistola alla testa nella sua casa a Wolfhagen, nel nord dell’Assia. Stimato anche dai suoi avversari politici, Lübcke era un politico moderato con una lunga esperienza amministrativa. Presidente del Kassel da dieci anni, era stato anche membro del Parlamento dell’Assia. Aveva già ricevuto minacce nel 2015, a seguito di alcune nette prese di posizione a favore dell’accoglienza agli immigrati. Il suo assassino, reo-confesso, ha dichiarato di averlo ucciso per la sua politica di accoglienza.
La sindaca di Arnsdorf, Martina Angermann, è stata minacciata per lungo tempo dopo aver difeso un profugo iracheno vittima di un pestaggio. La prima cittadina è stata persino denunciata dai suoi stessi aggressori. Dopo mesi di angherie e vessazioni si è dimessa.
Mike Mohring, leader della Cdu e candidato alle elezioni regionali in Turingia, ha ricevuto prima una lettera minatoria, quindi una mail che gli intimava di sospendere la campagna elettorale, pena la sua morte. Anche il leader nazionale dei Verdi, Robert Habeck, è finito sotto tiro: sui social network è stato diffuso un appello in cui si invitava a essere violenti nei suoi confronti.
Henriette Reker, sindaco indipendente di Colonia, in Renania, è stata nuovamente minacciata dopo essere stata vittima di un accoltellamento nel 2015, durante la campagna elettorale. È stato vittima di intimidazioni anche Burkhard Jung, sindaco socialdemocratico di Lipsia, in Sassonia. A entrambi è da tempo assegnata una scorta.
Pacchi contenenti escrementi, boicottaggio delle attività familiari e persino una marcia indetta dall’Npd, il partito neonazista, sotto la sua abitazione: per questi motivi ha rassegnato le dimissioni anche Markus Nierth, sindaco di Troeglitz. La stessa decisione è stata presa da Arnd Focke, sindaco di Estorf, dopo aver ricevuto scritte intimidatorie sull’auto, telefonate anonime e messaggi minatori come “Ti gaseremo”. Nel mese di febbraio di quest’anno il quotidiano Frankfurter Allgemeine ha rivelato che anche il sindaco di Halle an der Saale, esponente del Partito socialdemocratico, ha ricevuto una lettera minatoria.
Il moltiplicarsi di questi episodi ha spinto le autorità tedesche a non focalizzarsi più solo sul terrorismo di matrice islamica, ma anche sull'estremismo di destra
Il moltiplicarsi di questi gravi episodi ai danni degli amministratori locali insieme alla scia di sangue lasciata dalle stragi avvenute nell’ottobre 2019 alla sinagoga di Halle (Sassonia) e il 20 febbraio di quest’anno ad Hanau (in Assia), ha spinto le autorità tedesche a intensificare l'attività di inchiesta e repressione nei confronti dell'estremismo di destra, dopo aver per lungo tempo considerato come minaccia principale solo il terrorismo di matrice islamica.
Nessun Paese è immune dal commettere certi errori. La poderosa legislazione antimafia oggi vigente in Italia è il frutto di tanti, troppi tragici eventi che hanno innescato la reazione dello Stato, colpevole in precedenza di aver negato, sottovalutato o convissuto con il problema, tanto al Sud quanto al Nord. Parafrasando il titolo di una celebre incisione di Francisco Goya, possiamo affermare che “la sottovalutazione genera mostri”. Che si parli di mafia o estremismi. A pagarne il prezzo, nel breve periodo, sono gli uomini e le donne di cui viene versato il sangue. Ma a lungo andare chi ne soffre è sempre la democrazia. In Italia come in Germania.
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