Il termine narcotraffico è utilizzato per indicare l’attività di traffico illegale di droga. Parola composta che nasconde uno dei più fiorenti mercati illegali al mondo, principale fonte di ricchezze per la criminalità organizzata internazionale. Quello del narcotraffico è un macrocosmo che, specialmente negli ultimi anni, ha riempito le pagine dei giornali e soprattutto gli scaffali delle librerie e gli schermi di cinema e tv, con un’ampia produzione di libri, documentari, film, serie TV (con Netflix in testa) a tema. Conseguenza del fascino esercitato sul pubblico dal genere Crime, che ha portato nelle case storie e personaggi di malavita che assumono talvolta sfumature epiche. Dietro le sceneggiature mozzafiato si nasconde la ben più prosaica povertàdei produttori di droghe, la violenza efferata dei trafficanti internazionali e il cinismo di facilitatori e broker.
Secondo il World Drug Report 2023, stilato dall’Ufficio delle Nazioni unite sulla droga e il crimine (Unodc), la sostanza più consumata e trafficata resta la cannabis, con 219 milioni di utenti e una diffusione geografica estesa a tutto il globo. Seguono gli oppioidi, la famiglia di droghe più letale, che comprende l’eroina. Il principale centro di produzione è l’Afghanistan, ma il divieto alla coltivazione dell’oppio imposto dai Talebani potrebbe avere un impatto sulla catena di approvvigionamento. Al terzo posto la cocaina, prodotta tra Colombia, Perù e Bolivia e consumata principalmente nelle Americhe e in Europa. Il traffico di cocaina, in costante crescita, vede la collaborazione tra i cartelli sudamericani e le mafie europee, prima su tutte la ‘ndrangheta. Sono in espansione anche i traffici di droghe sintetiche, economiche e facili da produrre, in particolare la metamfetamina, mentre alla lista delle sostanze psicoattive si aggiungono ogni anno decine di nuove formulazioni.
Il World Drug Report evidenzia anche il rapporto tra il traffico di droga e altre attività illegali, come deforestazione, inquinamento delle acque, violenza, traffico di animali selvatici, estrazione illecita di minerali. Ambigua la relazione con i conflitti armati: spesso, l’indebolimento dello Stato durante le guerre favorisce i traffici illeciti, oppure sono le stesse parti belligeranti a promuoverli per trarne profitto, partecipando attivamente alla produzione e al commercio o tassando queste attività, come ha fatto il regime siriano con il Captagon. In altri casi le guerre rallentano e ostacolano i traffici. In Ucraina, per esempio, sottolinea il rapporto Onu, il conflitto ha perturbato il commercio illegale di eroina e cocaina, ma si teme possa invece favorire l’espansione delle attività legate alle droghe sintetiche.
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