
Mario Paciolla, inchiesta archiviata. La famiglia: "Non si è suicidato"

1 luglio 2025
Omicidi e agguati scampati, conti da regolare, in senso economico ma non solo. Invidie e vendette. Sono fatti che dimostrano la gestione criminale delle curve dello stadio di San Siro, la Curva Nord degli ultras dell’Inter e quella Sud con gli ultras del Milan. Lo si sapeva, lo si immaginava già in seguito ad alcuni fatti di sangue e certi arresti. Molto altro è emerso dopo il 4 settembre 2024, quando il capo dei nerazzurri, Andrea Beretta, 50 anni, ha ucciso il 36enne Antonio Bellocco di Rosarno (Rc), già condannato per associazione mafiosa, e soprattutto dopo il 30 settembre, quando polizia e guardia di finanza, con l’operazione Doppia Curva, hanno arrestato 19 persone, quasi tutti appartenenti alle tifoserie più oltranziste. Il 17 giugno la giudice per le udienze preliminari (gup) Rossana Mongiardo ha condannato gli imputati, tra i quali spiccano Beretta (dieci anni), il suo braccio destro Marco Ferdico (otto), il leader dei rossoneri Luca Lucci e il vice Daniele Cataldo (dieci ciascuno). La Direzione distrettuale antimafia di Milano, nella memoria conclusiva, aveva descritto i due gruppi della tifoseria come "milizie private".
Le curve, tornello d'ingresso delle mafie nel calcio
Gli agguati dimostrano quanto gli affari intorno allo stadio generassero ricavi tanto grossi da innescare rivalità e violenze. Per la Dda c’erano due associazioni a delinquere. La prima è quella della Curva Nord, che commetteva attività illegali (risse, lesioni, estorsioni e altro) favorendo "l’associazione mafiosa dei Bellocco", cosca della ‘ndrangheta di Rosarno (Rc).
Nella Curva Sud c’era un’associazione a delinquere "finalizzata a commettere i reati di lesioni, percosse, resistenza a pubblico ufficiale, estorsione, aggressioni agli steward addetti al controllo dei titoli di ingresso". Esistono contatti tra gli ultras del Milan e uomini delle cosche calabresi, ma a differenza dei “cugini” nerazzurri, non è stata contestata l’aggravante di aver favorito la ‘ndrangheta. Non basta però agli hooligan rossoneri. "Sul reato associativo sono innocenti – ha detto ai giornalisti Marco “Pacio” Pacini, uno dei volti della Curva Sud, arrivato insieme a molti altri ultras fuori dall’aula bunker del carcere di San Vittore ad aspettare il verdetto –. Non c’è un atto processuale in cui si dice che la Curva Sud ha fatto soldi con i biglietti. Mai gestiti parcheggi, baracchini e altro".
Gli episodi di violenze e aggressioni, ha aggiunto, non riguardavano lo stadio. La giudice ha avuto un parere diverso e bisognerà aspettare le motivazioni della sentenza per conoscerlo.
"Stagione calcistica: 265 mila fatti, puliti!"Marco Ferdico ad Antonio Bellocco
Sono emersi invece, con più chiarezza, i ricavi della Nord. C’erano i proventi del bagarinaggio, con biglietti e abbonamenti ottenuti a prezzi e metodi di favore dopo le pressioni sull’Inter, o con gli ingressi abusivi grazie ad addetti alla sicurezza compiacenti o sotto minaccia. Esemplare il caso dei biglietti della finale di Champions League nel maggio 2023 a Istanbul: l’Inter voleva darne 800, gli ultras ne chiedevano 1500 e dopo uno “sciopero del tifo” raggiungono l’obiettivo e pianificano di rivendere quei tagliandi a 800 euro l’uno.
C’era poi il pizzo (4mila euro al mese) che il gestore del “parcheggio vip” dello stadio, l’imprenditore Gherardo Zaccagni, dava ai capi interisti per garantirsi l’incolumità, nonostante fosse già ricorso alla “protezione” di un uomo vicino alle cosche, Giuseppe Caminiti (condannato a 5 anni).
Nelle conversazioni intercettate, si parla di “fatturati” da centinaia di migliaia di euro l’anno: "Stagione calcistica: 265 mila fatti, puliti!", diceva Ferdico a Bellocco il 6 giugno 2023. Fatto sta che tutti pretendono soldi: li pretendeva Vittorio Boiocchi, lo storico capo ultras che, uscito dal carcere nel 2019, voleva controllare tutto; li esigono i capi di altri gruppi della Curva Nord, ma anche e soprattutto i Bellocco.
Vittorio Boiocchi e Luca Lucci, capi ultras a Milano, ma non solo
Per custodire i suoi affari, Beretta era disposto a tutto. Tipo violento, con vari precedenti, episodi di spaccio, arresti per aggressioni, risse, resistenze a pubblico ufficiale. Robe da stadio, soprattutto. Gli erano valsi divieti di accesso agli impianti sportivi (Daspo) e una sorveglianza speciale, ma non l’hanno mai fermato. Il suo “curriculum”, unito alla sua indole, è stato sufficiente a fargli fare un grande salto. Non soltanto è diventato il capo della curva, ma ha fatto fuori chi metteva in dubbio il suo status. D’altronde la sua vita, diceva mentre era intercettato, "gira intorno al guadagno": "Io non faccio le cose per lo striscione".
Il primo a farne le spese è stato il suo superiore, Boiocchi, ammazzato la sera di domenica 29 ottobre 2022 mentre rincasava. Per molto tempo sono circolate varie ipotesi su quell’omicidio, legate agli interessi della malavita meneghina nello stadio. Il 22 novembre 2024, poche settimane dopo l’arresto per l’omicidio di Bellocco, lo stesso Beretta – spaventato dalle possibili vendette e pentito – rivela tutto agli inquirenti. Il mandante dell’omicidio dello “zio” Boiocchi era lui. A organizzarlo, dietro pagamento di 50mila euro, erano stati Ferdico e il padre Gianfranco. A portarlo a termine Pietro Andrea Simoncini (suocero di Ferdico e uomo vicino alle cosche) e Daniel D’Alessandro, detto “Bellebuono”. L’11 aprile scorso sono scattati gli arresti e alcuni, come Ferdico e suo suocero, hanno confessato. Il caso sarà trattato in un altro processo.
“Tu fai quello che devi fare, cioè mandare via i tuoi paesani”
Andrea Beretta ad Antonio Bellocco
Dopo la morte dello storico capo della Curva, però, c’era il rischio che altri gruppi mettessero in discussione gerarchie e spartizione dei guadagni. Beretta e Ferdico temono i rivali interni, Hammerskin e Irriducibili, gruppi di estrema destra. Ferdico ha un’idea: “ingaggiare” un conoscente calabrese che, forte dei suoi legami familiari, può agire come un “garante”. È Bellocco, "arrivato a Milano grazie a Ferdico, che gli procurava alloggio e occupazione lavorativa fittizia". A lui gli ultras riversavano "parte dei guadagni derivanti dalle attività illecite, anche ai fini del mantenimento in carcere dei detenuti". Bellocco aveva un compito: "Tu fai quello che devi fare, cioè mandare via i tuoi paesani", diceva Beretta. Questo perché anche Irriducibili e Hammerskin si erano rivolti ad altri criminali vicino alle ‘ndrine, uomini con cui Bellocco si interfacciava, alternando "messaggi minatori a momenti di composizione dei contrasti": "Gli ho fatto l’album … gli ho fatto la foto di famiglia", diceva dopo un incontro con Domenico Bosa, capo degli Irriducibili. Come dire, gli ha fatto capire da quale ambiente arriva.
Anche qui, nel giro di pochi mesi, gli equilibri si rompono. Ai Bellocco qualcosa non torna nei conti e contestano Beretta che il 27 luglio 2024 viene invitato a casa di Antonio e viene minacciato. “Bellebuono”, uno degli esecutori dell’omicidio Boiocchi, avverte il capo ultras dei rischi: un caffè avvelenato, e poi il cadavere che sparisce. Da quel momento, Beretta entra in uno stato di paranoia e agitazione. Non sembra darlo a vedere nelle foto scattate la sera del 3 settembre in occasione di una partita di calcetto tra ultras dell’Inter e del Milan. Eppure il mattino dopo, quando il 36enne di Rosarno lo raggiunge alla palestra in cui si stava allenando, il 49enne pensa sia arrivata la sua ora e gioca d’anticipo, accoltellando Bellocco 49 volte.
"Mi hanno tradito tutti, io sono finito qua dentro, volevano ammazzarmi...", ha confessato alla compagna durante un colloquio in carcere, spiegando che volevano togliergli il negozio di merchandising dove vende abbigliamento e accessori col marchio della curva, “CN69”. La donna gli ha risposto di non fare l’infame, ma lui ha paura: "Hanno detto che fanno una strage, non posso stare dentro (…), esco morto". Dopo quello scambio ha deciso di pentirsi.
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Anche su Luca Lucci, dopo l’operazione Doppia curva, s’è scoperto altro. Se già in passato era stato coinvolto in processi per traffici di droga (da cui era uscito patteggiando), questo tipo di attività illecita non era emersa nella maxi inchiesta sugli ultras. Doppia curva aveva rivelato presunte estorsioni ai rappresentanti delle ditte che vendono bevande dentro lo stadio, spinte ad assumere lavoratori o a rifornirsi da loro, oppure obbligati a vendere birre a prezzi vantaggiosi (700 consumazioni a partita a due euro l’una anziché sei).
Gli ultras avrebbero potuto essere il tramite per vendere allo stadio la Boem, bevanda creata dai cantanti Fedez e Lazza, garantendosi un margine. "Se io vi appalto a voi all’interno dello stadio e voi vi prendete una percentuale?", gli aveva chiesto Fedez, ma Lucci aveva lasciato cadere la proposta.
Dopo il 30 settembre Lucci è stato coinvolto in due operazioni antidroga. Una il 18 novembre per undici episodi di spaccio, anche di grossa quantità, in un contesto di traffici gestiti da uomini vicini alla cosca di ‘ndrangheta dei Barbaro-Papalia: nella chat su smartphone criptati Lucci si diceva pronto alla “guerra” per "prendere il controllo del mercato" e imporre un "monopolio nella vendita". Insieme a lui sono stati coinvolti nell’inchiesta anche altri ultras, tra cui la donna responsabile delle casse della tifoseria.
Il 17 dicembre, poi, c’è stata un’altra operazione su un’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana, attiva tra il giugno del 2020 e il marzo del 2021, di cui la “Belva” era "capo, promotore e finanziatore". Tra un’operazione e l’altra, è anche arrivato l’arresto per il tentato omicidio dell’ultras milanista Enzo Anghinelli il 12 aprile 2019. Lucci, che tramite il suo avvocato Jacopo Cappetta ha respinto l’accusa, è ritenuto il mandante dell’atto compiuto da Daniele Cataldo, suo vice.
L’agguato, secondo le indagini, è stato l’esito di "uno scontro per il controllo della Curva Sud" e per certificare la volontà di “supremazia” conquistata dal 2016 da Lucci nella sua “guerra” contro i Black Devil, capeggiati da Domenico Vottari (in contatto con esponenti della ‘ndrangheta), cui era legato Anghinelli. Da quell’inchiesta emergono i contatti tra uomini della Curva Sud e "ambienti della criminalità organizzata calabrese", segnale di "progressivo avvicinamento tra delinquenza da stadio e ‘ndrangheta, che lascia pensare a sviluppi preoccupanti" e che confermerebbe la "estrema pericolosità" del gruppo di Lucci, si legge nell’ordinanza.
L’inchiesta Doppia curva e le seguenti non hanno placato il sottobosco ultras. Le curve si stanno riassestando. Prima della finale di Champions League a Monaco di Baviera il 31 maggio scorso (Inter-Paris Saint Germain, vinta dai francesi), gli hooligan nerazzurri hanno protestato contro il club per ottenere i biglietti. Rispetto al 2023, quando ha ceduto alle richieste, la società ha cambiato la strategia, anche perché nel frattempo certi comportamenti – i contatti non autorizzati con il tifo – sono stati sanzionati dalla giustizia sportiva, pur con sanzioni esigue.
Qualcosa si muove pure sulla sponda milanista. L’8 maggio il 27enne Luca Guerrini è sopravvissuto a un agguato simile a quelli di Boiocchi e Anghinelli. Considerato vicino a Lucci, di cui è socio in affari, secondo gli investigatori il 27enne avrebbe scalato le gerarchie dopo l’operazione Doppia curva.
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