Roma, 1 settembre 2019. Tifosi della Lazio sventolano in occasione del derby una bandiera in memoria di Fabrizio Piscitelli "Diabolik", ucciso il 7 agosto (Claudio Peri/Ansa)
Roma, 1 settembre 2019. Tifosi della Lazio sventolano in occasione del derby una bandiera in memoria di Fabrizio Piscitelli "Diabolik", ucciso il 7 agosto (Claudio Peri/Ansa)

Le curve, tornello d'ingresso delle mafie nel calcio

Gli omicidi di Diabolik e Boiocchi hanno rivelato stretti legami tra ultras e malavita. Dopo la Commissione antimafia presieduta da Bindi, anche la Direzione nazionale ha creato un gruppo specializzato per indagare la connessione

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

2 settembre 2024

L'ipotesi che fossero dei candidi angioletti non era considerata. Tra risse, contestazioni, proclami bellicosi, cori discriminatori e altro, una parte degli ultras italiani non ha mai voluto dare un’immagine diversa di sé. E però, nell’ultimo decennio, in alcune curve dei principali stadi italiani qualcosa è cambiato. A Torino, Milano e Roma, la criminalità organizzata si è mescolata alle tifoserie più calde per portare avanti i suoi affari. In quel mondo, "a rendere ancor più delicato il quadro complessivo ha contribuito la presenza in alcune tifoserie di appartenenti alla criminalità anche di tipo mafioso, i quali, sovente, rivestono all’interno dei rispettivi gruppi ruoli di leadership", si legge nella relazione sulle attività delle forze di polizia, depositata in parlamento lo scorso gennaio.

Due omicidi hanno segnato l’apice del fenomeno. Il 7 agosto 2019, al parco degli Acquedotti, zona sud-est di Roma, un killer ha freddato Fabrizio Piscitelli, chiamato Diabolik, noto soprattutto per essere uno dei capi degli Irriducibili della Lazio. Ad oggi non si conosce per quale ragione esatta sia stato ucciso, ma alcune indagini postume hanno rivelato il contesto in cui si muoveva. Il secondo è avvenuto la sera di sabato 29 ottobre 2022, nella periferia di Milano, quando un uomo ha sparato 5 colpi di pistola contro Vittorio Boiocchi, storico capo dei Boys dell’Inter, che dominano la curva nord di San Siro. Dopo una lunga detenzione, Boiocchi era uscito dal carcere nel giugno 2018 e aveva ripreso il controllo degli ultras, nonostante l’obbligo di star lontano dallo stadio. 

L’allerta dell'Antimafia sugli ultras

"Un tema importante da considerare è quello che sta avvenendo nelle curve e attorno alle curve degli stadi italiani, e non parlo soltanto dei grandi stadi, perché è un teatro di penetrazione e di egemonia mafiosa"Gianni Melillo - Procuratore nazionale antimafia

Alla procura meneghina ad aprile 2022 si è insediato un nuovo capo, Marcello Viola, che dopo l’omicidio di Boiocchi ha proposto al nuovo procuratore nazionale antimafia, Gianni Melillo, la creazione di un gruppo di lavoro specifico: "Un tema importante da considerare – ha riferito Melillo il 21 giugno 2023 in un’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia – è quello che sta avvenendo nelle curve e attorno alle curve degli stadi italiani, e non parlo soltanto dei grandi stadi, perché è un teatro di penetrazione e di egemonia mafiosa".

Agli onorevoli il procuratore spiegava che "attorno al controllo delle curve ruota un sistema di affari che va dal bagarinaggio al controllo dei servizi funzionali alla gestione degli stadi, dallo spaccio di stupefacenti all’essere un bacino di reclutamento da parte di organizzazioni criminali e di organizzazioni neonaziste e suprematiste, dove quest’ultime cavalcano e sfruttano le pulsioni di razzismo di cui gli stadi italiani sono vergognosamente pieni". L’attenzione non si rivolge solo agli spalti, ma anche alle compagini societarie "perché [il calcio] consente non soltanto di espandere la propria influenza, ma anche di acquisire consenso sociale". Quello dei legami tra ultras e criminalità "è un fenomeno largamente sottovalutato – proseguiva Melillo – perché a lungo è prevalsa la logica del contenimento dei pericoli per l’ordine pubblico all’interno degli stadi, ma intanto è cresciuta una capacità delle organizzazioni mafiose di piegare gli eventi sportivi a fini criminali".

I legami con l’estrema destra

"È cresciuta parallelamente anche una straordinaria capacità di circuiti apertamente neonazisti e suprematisti di considerare lo stadio un luogo intanto di ostentazione di sé e, in secondo luogo, anche di reclutamento nelle proprie file"Gianni Melillo

Non solo: "È cresciuta parallelamente anche una straordinaria capacità di circuiti apertamente neonazisti e suprematisti di considerare lo stadio un luogo intanto di ostentazione di sé e, in secondo luogo, anche di reclutamento nelle proprie file", continuava Melillo. Per queste ragioni, il gruppo di lavoro coordinato dal sostituto procuratore della Dnaa Antonello Ardituro oggi si occupa non soltanto delle infiltrazioni criminali nelle società e nelle curve, dalla massima serie ai campionati locali, ma anche dei legami con l’eversione. D’altronde i due capi ultras uccisi non nascondevano la loro vicinanza all’estrema destra: "Siamo gli ultimi fascisti di Roma", ribadiva con fierezza Diabolik pochi mesi prima dell’uccisione, quando una bomba carta è esplosa davanti alla sede degli Irriducibili e lui si diceva pronto allo scontro. I Boys, di cui Boiocchi era capo, sarebbero stati fondati da Gilberto Cavallini, diventato poi un terrorista nero dei Nuclei armati rivoluzionari. Al nome del gruppo alcuni anni dopo viene aggiunta “San”, sigla di Squadre armate nerazzurre, ispirata alle Squadre armate mussoliniane.

Il faro della Commissione antimafia

La prima istituzione ad accendere, a livello nazionale, i riflettori sui rapporti tra criminalità organizzata e capi ultras era stata nel gennaio 2017 la Commissione antimafia guidata da Rosy Bindi, dopo il verificarsi di alcuni gravi casi di cronaca.

Il 3 maggio 2014, vicino allo stadio Olimpico, un ultras neofascista della Roma, Daniele De Santis, aveva sparato a un tifoso napoletano, Ciro Esposito. Appresa la notizia, dentro l’impianto sportivo le tifoserie avevano protestato, con l’intenzione di bloccare la partita: a farsi portavoce è il capo dei Mastiffs, Gennaro De Tommaso, soprannominato Genny A’ Carogna, vicino agli ambienti camorristici del Rione Sanità, condannato alcuni anni dopo per spaccio e traffico di droga.

Due anni dopo, nel luglio 2016, l’indagine Alto Piemonte della procura di Torino, aveva inoltre rivelato gli interessi di alcuni ’ndranghetisti nella gestione della curva sud dello Juventus Stadium e una sorta di pax imposta dai boss ai gruppi ultras. "Il rapporto tra la mafia e le tifoserie – si legge nella relazione conclusiva dell’Antimafia – è la porta d’ingresso che consente alla criminalità organizzata di tipo mafioso di avvicinarsi alle società per il tramite del controllo mafioso dei gruppi organizzati". Un avvicinamento che, da allora, non è mai stato fermato.

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