Sahara occidentale, 5 gennaio 2011, offensiva militare dell'esercito marocchino. A. Bounhar/AP
Sahara occidentale, 5 gennaio 2011, offensiva militare dell'esercito marocchino. A. Bounhar/AP

Marocco, repressione quotidiana

Il Paese di re Mohammed VI è uno di quegli Stati che "hanno utilizzato la pandemia come pretesto per ridurre al silenzio le critiche"

Alice Pistolesi

Alice PistolesiGiornalista

15 gennaio 2021

La scelta di essere attivisti e giornalisti non ha lo stesso peso ovunque nel mondo. Esistono Paesi dove difendere l'ambiente o informare comporta una scelta di campo. Il Marocco è uno di questi luoghi. Secondo Reporter senza frontiere, la ong che ogni anno redige una classifica sullo stato della libertà di stampa nel mondo, nel 2020 lo Stato nordafricano si trova al 133esimo posto su 180. Varie le motivazioni che spiegano questa posizione: i media marocchini continuano a essere oggetto di vessazioni giudiziarie che si trascinano per anni e molti giornalisti e cittadini si trovano tuttora in carcere. A complicare la situazione, l'eliminazione del ministero della Comunicazione e la creazione di un Consiglio per la stampa.

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