31 marzo 2022
La città delle classifiche al contrario. Che vedono sul podio chi ha meno servizi, poche opportunità e più violenza. Potrebbe essere questo il cartello all’ingresso di Caltanissetta, capoluogo di provincia dell’entroterra siciliano, 103esima per qualità della vita – su 107 concorrenti – nell’ultima classifica elaborata da Il Sole24ore. Ma prima per mortalità degli incidenti stradali e per gli omicidi volontari consumati (nei tentati è solo 21esima). Se lo si chiede ai siciliani, la risposta è sempre la stessa: “Che vai a fare a Caltanissetta? Lì non c’è niente”. Causa e conseguenza insieme del triste primato della cittadina con quasi 60mila abitanti, poco più di 250mila compresa la provincia. A cui oggi manca un’intera generazione, quella tra i 18 e i 24 anni, per lo più emigrata pur mantenendo la residenza a Sud, e che per questo sfugge spesso ai calcoli ufficiali che raccontano di quasi quattromila persone andate via solo nel 2020. Chi resta, non se la cava meglio, con un reddito medio pro-capite che non arriva a mille euro al mese (dati pre-Covid). Un destino che sembra avere preso alla sprovvista gli stessi nisseni e fondato sull’assenza di programmazione: tanto del territorio, quanto sociale ed economica.
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