Azerbaijan: nella terra del fuoco protettore

Dopo la guerra della Russia all'Ucraina, Roma ha stretto accordi con Baku per aumentare le forniture di gas. La cultura dell'Azerbaijan è legatissima a questo elemento, come dimostra la nascita del culto di Zoroastro

Eugenio Grosso

Eugenio GrossoFotoreporter

17 maggio 2022

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All’inizio di aprile il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha preso un volo diretto verso l’Azerbaijan. "La tappa a Baku si inserisce nel solco dell’attività di diplomazia energetica promossa dal ministro Di Maio all’indomani dell’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, finalizzata ad accelerare il processo di diversificazione energetica", comunicava la Farnesina. In agenda c’era la discussione "di un possibile incremento delle forniture di gas dall’Azerbaijan attraverso il gasdotto trans-adriatico (Tap), (...) unico gasdotto europeo realizzato negli ultimi anni, indipendente dal gas russo". La storia e la cultura dell’Azerbaijan sono legatissime alle fonti fossili. Già il nome lo dimostra: viene dal persiano, azer (fuoco) e baygan (protettore). Qui, secondo alcuni studiosi, nacque Zoroastro, il profeta del dio Aura Mazda e con lui una delle più antiche e al tempo stesso moderne religioni monoteiste del mondo: lo zoroastrismo, appunto.

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Le fiamme affiorano spontanee sulle rive del Mar Caspio, il petrolio emerge in superficie senza la fatica dell’uomo per estrarlo dalla terra. Questo miracolo divenne metafora di una inestinguibile luce che arde, senza tempo, per contrastare le tenebre. In quei luoghi vennero eretti i primi templi del fuoco, come l’ateshgah di Baku, ad esempio. Oggi resta aperto per turisti e piccoli gruppi di fedeli zoroastriani.

La maggioranza dei seguaci vive in India, vicino Mumbai, dove la comunità si insediò in fuga dalla Persia durante l’invasione araba e l’islamizzazione. Attorno al tempio si intravedono le torri dei pozzi petroliferi, nonostante le fiamme che ardono oggi sugli antichi altari siano alimentate dalle condotte del gas cittadino.  Baku è diventata una città fiorente e moderna grazie all’esportazione del petrolio. Le lingue di fuoco cristallizzate delle flame towers (alti grattacieli di vetro e acciaio) svettano al centro della città, mentre appena fuori dal centro, il sali e scendi delle trivelle fa da sfondo a un paesaggio post-sovietico. 

Da lavialibera n° 14, Trent'anni dopo

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