14 marzo 2022
Le liste sono lunghe e contengono alcune centinaia di nomi. Ci si trovano i ministri del governo russo, i vertici dell’esercito, i capi dei servizi segreti, l’ex cuoco di Vladimir Putin divenuto proprietario dell’agenzia Wagner coi suoi soldati mercenari, ma anche i loro parenti. Ci sono poi gli oligarchi, quegli imprenditori russi vicini, vicinissimi al potere di Putin, che si sono arricchiti nel periodo delle liberalizzazioni grazie ai loro legami politici o alla corruzione. Infine troviamo i parlamentari della Duma di Mosca, ma anche politici e ufficiali dell’esercito della Bielorussia di Alexander Lukashenko. Sono gli obiettivi delle sanzioni, incentivate dopo l'avvio della guerra della Russia all'Ucraina, messi nero su bianco sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea dalla fine di febbraio a oggi. Molti Stati nel mondo, soprattutto Stati Uniti e Regno Unito, stanno dando la caccia alle loro fortune e anche l’Italia è impegnata in questa autentica caccia al tesoro. “Dobbiamo agire tutti con la massima rapidità”, ha detto lunedì 7 marzo a Bruxelles il presidente del Consiglio Mario Draghi che il primo marzo al Senato aveva annunciato una serie di misure: “L’ipotesi è quella di creare un registro internazionale pubblico degli oligarchi che hanno un patrimonio superiore ai 10 milioni di euro”. Nel giro di una settimana, le autorità italiane hanno “congelato” beni per un valore di circa 700 milioni di euro, cifra alta, sì, ma ancora minuscola se confrontata alle fortune di molti oligarchi: Alisher Usmanov ha un patrimonio di circa 17,4 miliardi di sterline, Roman Abramovich di 12,4 miliardi di sterline e Oleg Deripaska di tre miliardi.
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"C’è poi un lavoro molto importante per fare emergere quelle proprietà patrimoniali che sono schermate attraverso trust o prestanomi. È più complicato, ma è un tipo di lavoro che siamo abituati a fare”Giuseppe Zafarana - comandante generale della Guardia di finanza
In Italia a occuparsi delle sanzioni contro gli uomini legati a Putin è il ministero dell’Economia e delle Finanze, presso il quale si riunisce il Comitato per la sicurezza finanziaria che il 4 marzo scorso ha reso conto di una prima serie di provvedimenti di “congelamento” di beni, mobili e immobili e cioè la sanzione amministrativa che blocca il trasferimento o l’utilizzo di fondi o beni, come se fosse un sequestro. A capo del comitato c’è il direttore generale del Tesoro che coordina la partecipazione dei rappresentanti di alcuni ministeri (Economia e delle finanze, Interno, Giustizia, Affari esteri), Banca d’Italia, Consob (società quotate in Borsa), Isvap (assicurazioni) e dell’Unità di informazione finanziaria (antiriciclaggio), ma anche dell’Agenzia delle dogane, guardia di finanza, carabinieri, Direzione investigativa antimafia e Direzione nazionale antimafia.
Dal comitato partono le direttive per gli accertamenti, svolti dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza, sulla base dei quali poi viene presa la decisione di “congelare” i beni. “Il Comitato – spiega il Mef – ha condotto una ricognizione delle misure di congelamento di fondi, risorse economiche mobili e immobili, sinora adottate nei confronti delle persone ed entità russe individuate nelle liste allegate ai suddetti regolamenti, e degli scambi informativi in corso”. “La Russia è un fronte imprevisto – ha spiegato il generale Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di finanza, il 12 marzo –: la Guardia di finanza ha operato da un minuto dopo che erano state decise le misure dall’Unione europea con la stesura delle liste dei 500 oligarchi russi con i quali procedere con il congelamento dei beni. Lo abbiamo fatto subito con ville e yacht, l'ultimo ieri a Trieste, direttamente intestati a questi soggetti. C’è poi un lavoro molto importante per fare emergere quelle proprietà patrimoniali che sono schermate attraverso trust o prestanomi. È più complicato, ma è un tipo di lavoro che siamo abituati a fare”. Pienamente inseriti nell’economia e nella finanza globale, gli oligarchi russi sanno navigare tra conti correnti in Stati dove vige il segreto bancario e società offshore capaci di nascondere i veri proprietari di beni. Inoltre molti oligarchi russi hanno già attuato contromosse, ad esempio vendendo in anticipo le partecipazioni o spostandole da una società offshore a un’altra.
Nella ricerca è impegnata anche l’Unità di informazione finanziaria, l’organismo italiano che si occupa di contrastare il riciclaggio di denaro sporco che nelle scorse settimane ha chiesto a tutti gli operatori del settore (banche, società finanziarie, assicurazioni, notai…) di segnalare non solo il congelamento, ma anche “ogni altra informazione disponibile” sui soggetti nel mirino delle sanzioni: “La presenza di operazioni cui prendono parte, anche come controparti, nominativi destinatari delle misure di congelamento, o soggetti ad essi contigui, costituisce uno degli indicatori di anomalia per l’invio di una segnalazione di operazioni sospette alla Uif”.
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Nel porto di Imperia i militari della Guardia di finanza hanno messo i sigilli al maxi yacht "Lady M", imbarcazione di 65 metri dell'oligarca russo Alexei Mordashov, imprenditore che dalla metà degli anni Novanta è a capo del colosso della siderurgia Severstal: “Mordashov beneficia dei suoi legami con i decisori russi. È presidente della società Severgroup. Questa società è azionista della Banca Rossiya, di cui possedeva circa il 5,4 per cento nel 2017 e che è considerata la banca personale degli alti funzionari della Federazione Russa”. Questo istituto di credito è centrale nel sistema di potere legato a Putin: “Dall'annessione illegale della Crimea, la Banca Rossiya ha aperto filiali in Crimea e Sebastopoli, consolidando così la loro integrazione nella Federazione Russa”, si legge ancora nella Gazzetta ufficiale dell’Ue. C’è poi un altro aspetto, legato al potere mediatico: “Severgroup ha partecipazioni considerevoli nel National Media Group, che a sua volta controlla le stazioni televisive che supportano attivamente le politiche di destabilizzazione dell'Ucraina del governo russo”, è scritto nel documento.
"(Melnichenko) è uno degli imprenditori di spicco che operano in settori economici che costituiscono una notevole fonte di reddito per il governo della Russia, responsabile dell'annessione della Crimea e della destabilizzazione dell'Ucraina”Gazzetta ufficiale dell'Unione europea
Il giorno dopo a Sanremo i finanzieri hanno “congelato” nel porto di Sanremo il maxi yacht “Lena”, imbarcazione di 52 metri con valore stimato in 50 milioni di dollari, di proprietà del magnate russo dell'energia e delle infrastrutture Gennady Timchenko, amico di Putin ancora prima dell'ascesa dello 'zar' al Cremlino, ritenuto un suo confidente. È fondatore e azionista della Volga Group, gruppo finanziario che investe in settori chiave dell’economia russa e azionista della Banca Rossiya. Tra gli immobili, i finanziari hanno posto i sigilli a Villa Lazzareschi (immobile che vale tre milioni di euro euro) in provincia di Lucca, riconducibile a Oleg Savchenko, membro della Duma che ha votato a favore dell’intervento militare in Ucraina.
Nei giorni seguenti al porto di Trieste è stato “congelato” il Sailing yacht A (valore stimato di 530 milioni di euro) riconducibile a Andrey Igorevich Melnichenko, proprietario del gruppo EuroChem, importante azienda che produce fertilizzanti, e dell’impresa carbonifera Seuk. Secondo quanto riportato nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, “Melnichenko appartiene alla cerchia più influente di imprenditori russi con stretti legami con il governo russo. Opera pertanto in settori economici che costituiscono una notevole fonte di reddito per il governo della Federazione russa”. È anche uno dei 36 imprenditori che il 24 febbraio, all'indomani delle fasi iniziali dell’aggressione russa contro l'Ucraina, ha incontrato Vladimir Putin e altri membri del governo russo per discutere su come reagire alle sanzioni. “Il fatto di essere stato invitato a partecipare alla riunione indica che fa parte della cerchia più ristretta del presidente Vladimir Putin e che sostiene o realizza azioni o politiche che compromettono o minacciano l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina, nonché la stabilità e la sicurezza in Ucraina. Indica inoltre che è uno degli imprenditori di spicco che operano in settori economici che costituiscono una notevole fonte di reddito per il governo della Russia, responsabile dell'annessione della Crimea e della destabilizzazione dell'Ucraina”.
Molti sono gli imprenditori russi che frequentano l’Italia, passando le loro vacanze sui loro yacht al largo della Sardegna o nelle loro tenute in Toscana. Tra questi c’è Igor Sechin, alla guida del colosso statale del petrolio Rosneft. Al porto di Marina di Carrara c’è uno yacht di 140 metri di lunghezza, lo Scheherazade, che secondo il New York Times potrebbe appartenere allo stesso Putin.
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