12 agosto 2022
Maria Marcone era bellissima. E no, niente che possa rispondere a uno standard, a un canone consolidato, a un che di chirurgico o artificiale, foto in spiaggia, prove costume e sta roba qua. Maria Marcone era bellissima pure nel nome, con quella musicalità allitterata che ricorda e mescola religiosità popolare, rivolta ai purismi e, inevitabilmente, il mare. Maria Marcone era bellissima. Bellissima e ribelle. Andate alla pagina che le ha dedicato l’Enciclopedia delle Donne e troverete la foto in bianco e nero di una donna inconsueta, scompigliatamente elegante, occhi tagliati nella pietra e piante mediterranee per capelli. Quella è lei, Maria.
Maria Marcone, con Maria Teresa Di Lascia, è una delle immagini migliori dell’album di ritratti di famiglia della letteratura pugliese. O, per dirla con Mario Desiati (uno che di letteratura se n’intende, vincitore del Premio Strega 2022 con Spatriati) “è nella spina dorsale della narrativa pugliese”.
Romanzi abitati di donne inquiete, intime e complesse, protagoniste non solo letterariamente parlando, ma praticamente parlando
Due dei suoi libri, La casa delle donne e ancora di più Analisi in famiglia, sono autentici capisaldi che hanno dentro, oltre a una maestria tecnica, una missione politico-sociale nient’affatto scontata se sei una donna, intellettuale, nata a Foggia e che a Sud hai scelto di rimanere per il resto dei tuoi giorni: sono sabotaggi del patriarcato familista meridionale. Romanzi abitati di donne inquiete, intime e complesse, protagoniste non solo letterariamente parlando, ma praticamente parlando. Donne che escono fuori dalla carta, tridimensionali e sensibili, per additare, denunciare, gridare, ribellarsi.
Foggia, ricucire una città spezzata
È che l’infanzia di Maria Marcone ha segnato la vita di Maria Marcone. Nata sotto il fascismo in una famiglia silenziosamente antifascista, con suo padre, Arturo, artefice della nascita della Biblioteca di Foggia, morto per troppo amore dei suoi libri nel tentativo (riuscito) di metterli in salvo dalle bombe americane e inglesi del Quarantatré; prima e unica figlia femmina di quattro fratelli di cui è stata sorella, madre, padre, maestra, confidente, consigliera, faro, amica.
Uno di loro, Francesco, il più piccolo, il più bello, capelli di angelo e occhi presi in prestito da qualche porzione di cielo, è il protagonista di un libro della Marcone, Storia di Franco, forse il più delicato e intimo, appena riedito dalle edizioni la meridiana. Un libro completamente diverso, sparigliante per la sua semplicità quasi da fiaba.
Franco è Francesco Marcone, funzionario pubblico morto ammazzato per mano mafiosa a Foggia, nell’androne di casa sua, il 31 marzo 1995. Alla sua morte, e soprattutto alla cappa oppressiva in cui è maturata, Maria dedicò un libro a sé: Processo alla città, al momento purtroppo introvabile (e chissà che sia occasione per ritirarlo fuori dagli archivi della casa editrice Il Rosone).
"Un uomo onesto", il graphic novel sulla storia di Francesco Marcone
Eppure l’amore sterminato di Maria per Franco, il suo piccolo Franco, era come se meritasse altro prima ancora delle campane a lutto: la celebrazione della vita, per quanto spietata, per quanto sporca di polvere di macerie, per quanto segnata dai lutti.
Il grande merito di Storia di Franco è infatti di dare e ridare la normalità dell’esistenza a un uomo perlopiù conosciuto per la tragedia della sua morte. Restituisce al suo mondo, alla sua città, alla sua terra, un lavoratore come tanti che dalla sua terra, dalla sua città, dal suo mondo, è stato due volte tradito. La prima: con il boato di due colpi di pistola. La seconda: con il boato del silenzio di una città tra le cui vie la verità cammina senza che nessuno abbia il coraggio di fermarla, guardarla negli occhi o rivolgerle anche solo una veloce frase da ascensore sul tempo o sull’inflazione.
Dice, la Marcone, che la Storia di Franco è un libro per bambini e ragazzi. E che è per loro, per farlo sentire più prossimo, che Franco-l’uomo-tutto-d’un-pezzo torna Franco-il-bambino-innamorato-e-problematico per una manciata di pagine. Eppure, forse perché Foggia è a modo suo una città-bambina, bugiarda come una bambina, bizzosa come una bambina, cattiva come una bambina, 24 anni dopo la sua prima comparsa, la storia di Franco torna d’attualità per tutti: per chi crede sia meglio andare “di scordanza” e per chi va bene che sia una figurina, buona su carta ma non sia mai da applicarne l’esempio.
Crediamo in un giornalismo di servizio ai cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti