Secondo la Direzione investigativa antimafia (Dia), la malavita foggiana è costituita da tre organizzazioni principali:
la società foggiana, composta principalmente da tre gruppi definiti "batterie", le famiglie Sinesi-Francavilla, Moretti-Pellegrino-Lanza, Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese;
la mafia garganica, tra cui si distinguono la famiglia Li Bergolis e i rivali Ricucci-La Torre;
la malavita cerignolese (legata alla città di Cerignola), col predominio del clan Di Tommaso-Piarulli.
A queste sembra essersi di recente aggiunto un quarto gruppo criminale dotato di autonomia: quello di San Severo che, stando alle indagini, ha guadagnato nel tempo sempre maggiore indipendenza rispetto alla società foggiana. In Puglia, queste organizzazioni si sommano e non vanno confuse con la Sacra Corona Unita, altra organizzazione criminale storicamente presente in altre provincie.
Le mafie di Foggia vivono principalmente di traffici di droga, estorsioni e rapine a furgoni portavalori (specialità soprattutto dei cerignolani). Le famiglie mafiose foggiane mostrano comportamenti simili a quelli della ‘ndrangheta per quanto riguarda il modo di organizzarsi su base familiare, ma si presenta più violenta e talvolta più simile alla camorra per modalità d’azione, ragione per cui negli ultimi anni ha generato particolare allarme.
Rispetto alle mafie storiche come la camorra, la ‘ndrangheta e Cosa nostra, la mafia foggiana ha una storia più recente, di pochi decenni. A favorire l’evoluzione della criminalità foggiana (ben riassunta dal magistrato Giuseppe Gatti) è stato il boss napoletano Raffaele Cutolo, che aveva deciso di creare la Nuova camorra pugliese, braccio lungo della sua Nuova camorra organizzata per spostare i traffici illeciti dal Tirreno all’Adriatico.
Su Foggia aveva puntato gli occhi anche Pinuccio Rogoli, originario di Mesagne (Brindisi), affiliato alla ‘ndrangheta e fondatore della Sacra corona unita (Scu). I suoi tentativi di espansione nel Nord della Puglia, però, vengono fermati il 1° maggio 1986 con la strage del circolo Bacardi, con cui i gruppi criminali di Foggia stermina il clan Laviano, originario del Gargano e alleato alla Scu.
L’episodio che ha portato nuovamente alla ribalta le mafie foggiane è stata la strage di San Marco in Lamis, un regolamento di conti tra clan avvenuto il 9 agosto 2017 e sfociato nell’uccisione di due cittadini innocenti, i fratelli Aurelio e Luigi Luciani.
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