20 ottobre 2023
Foggia torna al voto dopo più di due anni di commissariamento per infiltrazioni mafiose. I suoi cittadini andranno a eleggere sindaco e consiglieri comunali sotto una luce nuova, in senso reale e in senso figurato. C'è quella dei 19mila punti luce rinnovati dai commissari prefettizi (che hanno amministrato la città dal maggio 2021 dopo l’arresto del sindaco Franco Landella (Lega) e il successivo scioglimento per mafia) per dare un’immagine diversa della città, evidenziare l’importanza simbolica del municipio e rischiarare quella che era diventata una piazza di spaccio, così da scoraggiare pusher e consumatori. E c'è anche la luce nuova (in senso figurato) di una macchina burocratica rinnovata dall'azione dei commissari per eliminare le complicità con le mafie foggiane, migliorare i processi decisionali e renderli più trasparenti. A illustrare tutto questo è stato il prefetto Vincenzo Cardellicchio, da febbraio alla guida della commissione straordinaria, ai parlamentari dell’Antimafia, nel corso di una missione compiuta l’8 settembre scorso. “Ho in animo di lasciare una sorta di desideri del commissario nelle mani della nuova amministrazione”, ha detto il prefetto pensando alle elezioni amministrative del 22 e 23 ottobre. Tra le decine di aspiranti al ruolo di consigliere comunale ce ne sono due che l'Antimafia ritiene "impresentabili".
"Di 121 telecamere del Comune, ne funzionavano 25. Nelle aree di interesse criminale stranamente le auto sbandavano, colpivano gli armadi e le telecamere rimanevano buie" Vincenzo Cardellicchio - Prefetto, commissario della Città di Foggia
Il quadro che era emerso dall’indagine amministrativa sull'ente locale era oggettivamente disastroso. Appalti e affidamenti di servizi (come la gestione del verde pubblico o della riscossione dei parcheggi) erano stati assegnati ad aziende prive della certificazione antimafia per via dei loro legami con la criminalità foggiana. Anche alcune case popolari erano state assegnate a beneficiari che “hanno rapporti di parentela o di frequentazione con esponenti delle cosche locali”, si legge nella relazione. Uomini vicini ai gruppi criminali stavano anche tentando di influenzare la gestione della videosorveglianza cittadina. Tolte le telecamere della questura, la città “aveva 121 telecamere comunali. Di queste 121 ne funzionavano 25”, ha spiegato il prefetto ai parlamentari. Un nuovo contratto ha permesso di installarne di più, 200, e non solo. C’è un aneddoto particolare a riguardo: “Si è rilevato che nelle aree di interesse criminale stranamente le auto sbandavano, colpivano gli armadi elettrici e le telecamere rimanevano buie – ha aggiunto Cardellicchio –. Quindi adesso quantomeno le macchine si romperanno perché le armadiature sono blindate, poi quelle ordinarie sono in materiale plastico, come tutte quelle che stanno nelle altre città”.
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Per alcune concessioni – come la guardianìa e la pulizia dei bagni comunali in cui “si inserisce quella manovalanza malavitosa più insidiosa, che fa controllo del territorio, che è punto di riferimento, che diventa l’ufficio del malavitoso” – sono state fatte nuove gare, escludendo alcune ditte contigue alla criminalità. E alla fine, ad esempio, per i parcheggi (“altro argomento tipico della malavita locale per la raccolta del danaro sia da parte di chi faceva l’esazione delle tariffe sia per i malavitosi che andavano a prendere direttamente dalle cassette il danaro delle soste”), ha vinto “incredibilmente una coraggiosa ditta di Piacenza”.
“C’è stata un’iniziativa da parte della commissione su quei dipendenti per i quali era stata accertata o una collusione o una contiguità o addirittura il coinvolgimento in fatti di corruzione?”, ha chiesto Federico Cafiero De Raho (M5s). “Noi abbiamo rimosso tutte le persone che erano nell’elenco, le abbiamo tutte spostate, nessuno abbiamo potuto licenziare perché non sono licenziabili, le abbiamo mosse – ha spiegato Cardelliccho –. Abbiamo mosso soprattutto nei gangli che erano più pericolosi”.
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“L’impianto sportivo che ieri veniva dato con una pacca sulla spalla o cedendo le chiavi a chi lo doveva gestire oggi ha una regola"
I problemi dell’amministrazione di Foggia non sono legati soltanto alle infiltrazioni mafiose. Da quanto riferito dal prefetto emerge la descrizione di un apparato burocratico vecchio e impoverito, dotato di 500 dipendenti quando invece, per popolazione, dovrebbe averne almeno il doppio. Negli ultimi dieci anni il Comune non ha potuto assumere nuovi dipendenti per colpa di un debito da 37 milioni che avrebbe potuto provocare il dissesto finanziario dell’ente. “Un apparato amministrativo così ridotto non è nelle condizioni di offrire un servizio adeguato”, ha dichiarato il prefetto. Per coadiuvare, è stato necessario l’intervento di otto funzionari sovraordinati, in arrivo da altri apparati statali ed enti locali, “alcuni veramente dei cani da guardia” messi a controllare gare d’appalto e contratti.
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La macchina burocratica si presenta arretrata anche dal punto di vista tecnologico. Alcuni documenti venivano registrati a mano, senza usare registri informatici: “Il protocollo del comune di Foggia era gestito in maniera ibrida e, direi, quello relativo agli atti deliberativi e alle liquidazioni in maniera medievale, a penna, con un numero progressivo che non aveva una registrazione informatizzata”. Gli effetti? Quantomeno imprecisione e disordine tra i documenti. “Ovviamente tutto questo è del passato, oggi tutte le deliberazioni sono protocollate in maniera informatica, tutti gli atti vengono informatizzati e tutti gli atti in entrata sono protocollati anche negli allegati”.
Gli accertamenti hanno fatto emergere processi decisionali svolti in maniera del tutto discrezionale, ragione per cui i commissari prefettizi hanno adottato 32 regolamenti (sulla gestione dei concorsi o degli spazi elettorali, sull’assunzione a tempo parziale del personale dipendente e altro ancora). Per essere più chiari: “L’impianto sportivo che ieri veniva dato con una pacca sulla spalla o cedendo le chiavi a chi lo doveva gestire oggi ha una regola, deve fare un avviso pubblico, lo si deve fare in questi giorni, viene assicurato in questo modo, ci vuole una commissione”, ha illustrato Cardellicchio.
Sono cinque i candidati che corrono alla carica di sindaco a Foggia:
"Chi si troverà a governare riceverà una buona eredità grazie al lavoro di pulizia e ristrutturazione fatta dai commissari. Non possiamo prescindere dal fatto che la città ha sofferto molto i due anni di commissariamento: è mancata l'attività democratica e le organizzazioni più impegnate sul territorio ne hanno risentito – è un aspetto sottolineato da Daniela Marcone, vicepresidente di Libera e cittadina foggiana –. Ci sarebbe bisogno di un aggiustamento delle norme su questi aspetti". Ai candidati sindaci, Libera Foggia ha proposto di aderire alla Carta di Avviso pubblico, un codice etico per gli amministratori pubblici. Soltanto tre dei cinque candidati hanno firmato: Episcopo, Angiola e De Sabato. Oltre a loro, hanno sottoscritto l'appello anche altri aspiranti consiglieri.
Davanti ai parlamentari, Federica Bianchi, responsabile di Libera Foggia, ha voluto sottolineare un altro problema: "Nelle scorse elezioni alcuni candidati sono andati con i pullman a prendere le persone per portarle a votare, promettendo loro delle cifre molto basse – ha raccontato sulla base delle testimonianze raccolte –. Se succederà di nuovo, sarà una grossissima sconfitta per tutti: per lo Stato, tutte le sue articolazioni, per le associazioni, per chi di noi si impegna quotidianamente".
Intanto il 17 ottobre la commissione parlamentare antimafia, che tra i suoi compiti ha quello di controllare le liste di candidati alle elezioni segnalando gli "impresentabili" (persone che possono lecitamente candidarsi, ma che hanno carichi pendenti con la giustizia), ne ha scovati due in due liste a sostegno del principale candidato del centrodestra. Si tratta di Massimo Sireno, candidato consigliere per Forza Italia, condannato in primo grado dal Tribunale di Bari per una frode informatica a un anno e due mesi di reclusione, e Vincenzo Marzullo, candidato della lista “Prima Foggia” (lista creata dalla Lega, che non presenta il suo simbolo dopo l'arresto dell'ex sindaco Landella), rinviato a giudizio per accesso abusivo a un sistema informatico o telematico commesso da pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio.
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