6 agosto 2021
Appalti a ditte senza certificato antimafia. Famiglie dei clan nelle case popolari. Legami tra eletti e criminalità e tanta corruzione. Per queste ragioni il Comune di Foggia è stato commissariato per mafia. Un ente "permeabile", senza più credibilità. Il consiglio dei ministri ha stabilito, la sera di giovedì 5 agosto, che la città pugliese dovrà essere guidata da commissari prefettizi in grado di “ripulire” l’amministrazione dalle infiltrazioni della criminalità organizzata, da quei condizionamenti che hanno permesso alle famiglie delle mafie foggiane di ottenere appalti e servizi e di influenzare l'amministrazione della cosa pubblica locale. Per lo scioglimento manca soltanto la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che dovrà arrivare entro il 16 ottobre, ma si tratta di una semplice formalità.
Con questo provvedimento, la città, già guidata da un commissario dopo le dimissioni del sindaco Franco Landella (Lega), finito ai domiciliari il 21 maggio nell’ambito di un’inchiesta per corruzione e tentata concussione, non andrà al voto il 3 e il 4 ottobre prossimo. La nota del Ministero dell'Interno destinata al presidente Matterella sottolinea l'opportunità di un'adozione rapida del provvedimento, "prima della prossima convocazione dei comizi elettorali, al fine di non ingenerare false aspettative da parte di candidati ed elettori circa la possibilità di rinnovare gli organi del Comune di Foggia in occasione della imminente tornata elettorale di settembre-ottobre".
Foggia è il secondo comune capoluogo di provincia, dopo Reggio Calabria, a subire questa procedura. Non solo. Si tratta del quinto comune dell’area sciolto per mafia nel giro di sei anni, dopo Monte Sant’Angelo (2015), Mattinata (2018), Cerignola e Manfredonia (2019), ultimo atto della risposta dello Stato alle mafie foggiane a partire dalla strage di San Marco in Lamis, il 9 agosto 2017. “Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, ha deliberato l’affidamento a una commissione straordinaria della gestione del Comune di Foggia, già sciolto a seguito delle dimissioni del sindaco”, è la stringata notizia diramata dal governo giovedì sera, a decretare una decisione attesa in città. “Ci aspettavamo la notizia dello scioglimento del comune di Foggia per infiltrazioni mafiose – è il commento di Libera Foggia –. Eppure, leggere nero su bianco l'ufficialità di questo evento ci fa percepire appieno la gravità della situazione in cui la nostra comunità è precipitata”.
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"La trasparenza e la legalità sono i capisaldi dell'amministrazione municipale che mi onoro di guidare e il vaglio della Prefettura giunge prezioso a verificarne il rispetto"Franco Landella - Ex sindaco di Foggia l'8 marzo scorso
Il commissariamento dei comuni per infiltrazioni mafiose è uno strumento previsto dall’articolo 143 del Testo unico degli enti locali (Tuel). Sulla base di denunce, indagini o arresti, quando “emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori” o anche “su forme di condizionamento” tali da alterare le libere decisioni sia degli organi politici, sia di quelli amministrativi o dei servizi pubblici, il prefetto può istituire una commissione di indagine, composta da tre funzionari. Così il 9 marzo scorso il prefetto Raffaele Grassi ha affidato l’incarico di indagare al viceprefetto Ernesto Liguori, al vicecapo della Squadra mobile Maurizio Miscioscia e al tenente dei carabinieri Francesco Colucci.
Come si arriva a un commissariamento per mafia?
L’allora sindaco Landella, prima di essere arrestato per tangenti, aveva commentato la decisione del prefetto definendola “una bella notizia per la nostra città”. "La trasparenza e la legalità sono i capisaldi dell'amministrazione municipale che mi onoro di guidare e il vaglio della Prefettura giunge prezioso a verificarne il rispetto nell'espletamento degli atti prodotti dal Comune – dichiarava dicendosi certo che la commissione – aiuterà a diradare le ombre che strumentalmente s’insiste con l’insinuare attraverso vicende giudiziarie che, com’è del tutto evidente, non sono assolutamente riconducibili all’Amministrazione comunale”. Poco dopo il sindaco e sua moglie, una dipendente comunale, sono stati indagati per corruzione. Lui si è dimesso e poi è finito ai domiciliari il 21 maggio. Ill Comune è stato affidato alla guida di un commissario.
Dal giorno dell’insediamento, la commissione d’inchiesta ha avuto a disposizione tre mesi per compiere le sue indagini, ma il tempo non è stato sufficiente e, come spesso accade, ha chiesto una proroga. Il 29 luglio il nuovo prefetto di Foggia, Carmine Esposito, ha trasmesso al ministero dell’Interno la relazione con cui si chiedeva il commissariamento. Le ragioni dettagliate della proposta di scioglimento saranno note solo dopo la firma di Mattarella e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
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"Dal numero degli amministratori coinvolti nelle indagini conseguenti a fatti corruttivi traspare un quadro inquietante"
La decisione dell'ex prefetto Grassi di avviare una commissione d'indagine è sorta da alcuni esposti arrivati in procura che segnalavano legami tra consiglieri comunali e pregiudicati, ma anche da episodi descritti negli atti di alcune indagini. In primis, quella per corruzione che riguarda Landella, sua moglie Daniela Di Donna (dipendente del Comune), l'ex presidente del Consiglio comunale, Leonardo Iaccarino e il consigliere comunale Antonio Capotosto. "La relazione prefettizia evidenzia che dal numero degli amministratori coinvolti nelle indagini conseguenti a fatti corruttivi traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell'ente, che attesta uno sviamento del munus (la funzione, ndr) pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata", si legge nella sintesi del ministero destinata al Quirinale.
La commissione sottolinea poi i legami familiari e le frequentazioni tra politici, dipendenti pubblici ed esponenti delle famiglie che compongono la mafia foggiana. Un esempio è il caso Liliana Iadarola, consigliera comunale di Fratelli d’Italia, e del suo compagno, Fabio Delli Carri, un pregiudicato che aveva fornito aiuto all’autore di alcune estorsioni, Antonio Rameta. Commentando la bozza di un provvedimento comunale che avrebbe aumentato la videosorveglianza, Delli Carri diceva alla donna: “Non puoi scrivere no?”. “A voglia”, gli rispondeva la consigliera comunale. La videosorveglianza non si doveva fare. L’inchiesta Decima bis, secondo atto di un’operazione contro la società foggiana, ha inoltre rivelato il legame tra un dipendente dell’ufficio decessi del Comune e i clan: l’uomo segnalava alla società foggiana gli ultimi decessi e le ditte che avrebbero svolto i servizi funebri, così che gli uomini della malavita potessero andare a riscuotere il pizzo sul funerale.
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Tra i motivi del commissariamento c'è anche la costante elusione delle norme antimafia, con appalti e affidamenti di servizi quali la gestione dei semafori e della videosorveglianza, la riscossione dei tributi, la cura del verde e la pulizia dei bagni pubblici, assegnati a ditte prive di certificato antimafia per via degli stretti legami con la criminalità. Allo stesso modo "aziende riconducibili ad ambienti criminali di ottenere l'affidamento di importanti servizi pubblici per rilevanti importi economici quali il servizio dei bidelli nelle scuole comunali per l'infanzia".
Infine si sottolinea la gestione delle case popolari: "Molti dei beneficiari di provvedimenti di assegnazione in deroga degli alloggi di edilizia popolare hanno rapporti di parentela o di frequentazione con esponenti delle cosche locali e che le pratiche sono state esaminate e decise senza seguire alcun criterio, nemmeno quello cronologico".
La gestione commissariale durerà 18 mesi e, al termine, la città potrà tornare al voto. “Seppur consapevoli della drammaticità della notizia – sostiene il presidio foggiano di Libera – crediamo che questo possa e debba essere un punto di svolta per l'intera collettività. Un'opportunità per fare finalmente chiarezza sulle dinamiche del nostro territorio e per orientare la nostra riflessione e il nostro agire concreto. Per una città libera dalla mafia e dai gravi condizionamenti che essa determina e che ne impediscono uno sviluppo equo e giusto”.
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