L'auto dell'assessore al Verde di San Severo, Felice Carrabba, incendiata la notte tra l'8 e il 9 luglio
L'auto dell'assessore al Verde di San Severo, Felice Carrabba, incendiata la notte tra l'8 e il 9 luglio

Minacce ai politici e pregiudicati uccisi. A San Severo (Foggia) riemerge la violenza

Dopo le minacce al sindaco Francesco Miglio a marzo, è stata incendiata l'auto dell'assessore al Verde Felice Carrabba. Pochi giorni dopo, durante i caroselli per la Nazionale, un agguato mafioso. Cosa succede in questa città a nord della Puglia?

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

16 luglio 2021

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È successo tutto nel giro di pochi giorni. Due fatti, scollegati tra di loro, che danno l’idea di come la violenza criminale agisca a San Severo (Foggia), comune di quasi 50mila abitanti al centro del Tavoliere, nella zona a Nord della Puglia. La notte tra l’8 e il 9 luglio l’auto dell’assessore comunale all’Ambiente, Felice Carrabba, è stata incendiata. Tre notti dopo, nel corso dei festeggiamenti per la vittoria dell’Italia all’Europeo 2020, due sicari a bordo di una moto hanno ucciso un pregiudicato di 42 anni, Matteo Anastasio, e ferito suo nipote, un bambino di soli sei anni ricoverato all’ospedale di Bari in gravissime condizioni. Episodi violenti, di una violenza che nella provincia di Foggia non si è mai placata e non risparmia niente.

Un altro amministratore sotto tiro

“In questo quadro di depressione economica, le aziende più forti sono le amministrazioni pubbliche che hanno soldi da erogare”Francesco Miglio - Sindaco di San Severo

Dai primissimi controlli sembra certa l’origine dolosa dell’incendio all’auto di Carrabba, 38 anni. Dai filmati di sicurezza, studiati dagli investigatori, si vedono due uomini, col volto coperto e vestite di nero, cospargere con del liquido l'auto dell'assessore e poi fuggire via. L’inchiesta è in corso, si sta cercando di ricostruire il loro percorso compiuto dai due e al momento è difficile indicare la causa di questo gesto. Ciò che si può aggiungere, però, è che Carrabba nei mesi scorsi è stato minacciato da un ex dipendente di una società impegnata nella raccolta dei rifiuti. “Gestisco un assessorato molto delicato, quello all’ambiente – ha spiegato all’Ansa –. Il primo luglio scorso abbiamo aggiudicato un appalto per la gestione dell'igiene pubblica sancendo il passaggio da una società privata a un consorzio. Nel capitolato ho fatto mettere a caratteri cubitali che non avrei assunto altro personale per tutta la durata dell'appalto, ovvero quattro anni. Questa cosa può aver dato fastidio a qualcuno”, sospetta lui. Anche qui il settore dei rifiuti smuove interessi illeciti, come dimostra l’incendio a 23 mezzi del servizio di igiene urbana avvenuto il 26 gennaio 2020, l’ultimo di una serie alle ditte del settore della zona.

A giugno lavialibera è stata a Foggia per raccontare cosa sta avvenendo in un territorio dimenticato

L’assessore Carrabba chiede di essere protetto: “Uno si sforza di fare del bene e denunciare qualsiasi atto malavitoso, qualsiasi forma di corruzione e malcostume con spirito di servitù nei confronti della nostra comunità. Dopo un po’ di agitazione mi rendo conto che se buttiamo la spugna la diamo vinta a loro. Non mi arrendo ma voglio essere tutelato”, diceva all’Ansa. Da mesi è sotto scorta il sindaco di San Severo, Francesco Miglio: “Dopo più di un anno mi sono abituato – racconta a lavialibera il 22 giugno nella sua città –. La scorta doveva terminare a marzo, ma è arrivata una lettera con tre proiettili e mi è stata prolungata di sei mesi”. Nel maggio 2020, tramite i social network Antonio Russi, figlio del presunto boss Michele Russi ucciso nel 2018, si era rivolto al primo cittadino che aveva contestato l’aver dedicato i fuochi pirotecnici della festa patronale al boss deceduto: “Mi hai rotto i coglioni. Se tu fai così, mi fai incazzare di brutto e passi i guai, perché ti metto le mani al collo”. In seguito Russi jr ha chiesto scusa, ma la prefettura ha ritenuto fosse il caso di assegnare una tutela al sindaco, confermata a marzo dopo la busta con tre proiettili.

“Anche se stanchi e provati, noi non siamo esausti, abbiamo ancora tanta energia da spendere e lo faremo fino all'ultimo secondo del nostro mandato elettorale – ha scritto su Facebook dopo l’incendio all’auto dell’assessore –. Di fronte a questi episodi ti viene il dubbio se davvero valga la pena dedicare il proprio tempo, le proprie energie, mettendo da parte tutto il resto (perché amministratori di una città come San Severo lo si è h24) per questa causa: il rilancio di questa terra. Dopo qualche secondo di turbamento la risposta è sì, ne vale la pena e bisogna continuare”. Nella provincia di Foggia le intimidazioni agli amministratori sono ricorrenti. “In questo quadro di depressione economica, le aziende più forti sono le amministrazioni pubbliche che hanno soldi da erogare”, ci diceva il 22 giugno per spiegare le intimidazioni agli amministratori, ma anche i commissariamenti di quattro comuni per infiltrazioni mafiosi. “Quanto accaduto all'assessore Carrabba è l'ennesima conferma della enormi criticità che le amministrazioni locali oneste sono costrette ad affrontare sul nostro territorio – ha dichiarato il coordinatore regionale di Avviso Pubblico, Pierpaolo d'Arienzo, sindaco di Monte Sant'Angelo (Fg) –. Colpire un amministratore locale vuole dire mettere nel mirino un'intera comunità che lo ha democraticamente eletto”.

La storia di D'Arienzo, minacciato sin dalla sua elezione

L’agguato durante la festa per la vittoria

Anche se era già notte fonda, molte persone in tutta Italia hanno festeggiato nelle strade, tra domenica e lunedì 12 luglio, la vittoria dell’Europeo di calcio. Approfittando di questo clima di festa e confusione, due persone hanno ucciso a colpi di pistola Matteo Anastasio, 42 anni, pregiudicato con precedenti per droga. Insieme alla vittima sullo scooter c’era il nipotino di 6 anni, figlio di suo fratello Giuseppe, ammazzato a 33 anni, sempre a San Severo, il 5 febbraio del 2017. Giuseppe Anastasio era stato condannato nel 2003 a 12 anni di reclusione per aver ucciso nel 2002 Stella Costa, bambina di 12 anni colpita da un proiettile vagante. Nel 2017 gli investigatori hanno escluso che il delitto di Giuseppe Anastasio fosse collegato all'omicidio della bimba. Miglio denuncia la “ferocia bestiale di queste persone, che non si sono fermate neanche dinanzi alla presenza di un bambino, minacciando l'incolumità di un soggetto debole”. Libera Foggia ricorda l’omicidio della bambina nel 2002, “vittima innocente di una mafia che non guarda in faccia nessuno: bambini, donne, uomini, innocenti”. “L’escalation di violenza criminale che il nostro territorio sta vivendo – prosegue Libera Foggia – ci interroga e smuove le nostre coscienze, consapevoli che oggi più che mai è necessario impegnarsi per contrapporre alla subcultura mafiosa una cultura del rispetto e della giustizia sociale”.

Un gruppo mafioso autonomo

"San Severo è epicentro delle dinamiche criminali della provincia per il ruolo strategico assunto nel traffico degli stupefacenti, con proiezioni anche extraterritoriali grazie ai forti legami con la camorra, la ‘ndrangheta e la criminalità albanese"Direzione investigativa antimafia - Relazione II semestre 2019

Ma come è possibile che un paesone di 50mila abitanti in mezzo alle campagne abbia questa criminalità violenta? “San Severo sta in una posizione geografica felice – risponde il sindaco Miglio durante una passeggiata nel centro in un caldissimo pomeriggio di fine giugno –. È uno snodo commerciale importante per l’agricoltura, i mobili e il terziario perché è al centro del Tavoliere, vicino al Molise e alla Campania. E questo è buono sia per le attività lecite, sia per quelle illecite”. Se da una parte i clan cittadini si riforniscono di droga dalla camorra, dall’altra poi rivendono la merce anche sulle piazze di spaccio del Molise. La Dia definisce San Severo “epicentro delle dinamiche criminali della provincia per il ruolo strategico assunto nel traffico degli stupefacenti, con proiezioni anche extraterritoriali grazie ai forti legami con la camorra, la ‘ndrangheta e la criminalità albanese – si legge nella relazione del secondo semestre 2019 –. Nell’area continua il riassetto degli equilibri portato avanti dal gruppo La Piccirella-Testa, contrapposto al clan Nardino nella guerra di mafia ben delineata dall’operazione ‘Ares’ del 6 giugno 2019”. Nella relazione del primo semestre 2019 si sottolineava come “a differenza di quanto avvenuto in precedenza, quando la mafiosità di soggetti sanseveresi era stata fondata sui legami con la Società foggiana, il provvedimento cautelare contesta, per la prima volta, l’associazione di tipo mafioso direttamente a gruppi criminali della città di San Severo”.

Le mafie foggiane oltre il negazionismo

I Nardino risultano in affari col clan camorristico dei Gionta, da cui si procurano la droga, droga che fanno arrivare anche dal Nord Europa. Il clan La Piccirella, invece, è legato a una delle batterie della Società foggiana. Le due fazioni si contendevano il territorio. “Le risultanze processuali e investigative del periodo in esame – scrive ancora la Dia – confermano sia la posizione di forza acquisita dal clan La Piccirella – il cui capo resta anche uomo di fiducia del capoclan Moretti – sia, conseguentemente, l’influenza della batteria foggiana dei Moretti-Pellegrino-Lanza”. Per la Dia questo legame ha consolidato “gli interessi criminali dei Moretti-Pellegrino-Lanza nei settori degli appalti pubblici e della gestione dei rifiuti nell’area dell’alto Tavoliere”. Un esempio ne è l’operazione “Hydra” intorno a un imprenditore del settore, Giovanni Putignano, diventato un uomo di fiducia dei due clan. Le sue società avevano assunto fittiziamente 74 persone che poi avrebbero potuto ottenere l’indennità di disoccupazione dell’Inps, a cui le ditte non versavano i contributi. Le stesse società emettevano fatture per operazioni inesistenti per abbassare i redditi e quindi pagare meno tasse. Una di queste, la Ricicla srl, aveva ottenuto appalti dagli enti locali. L’inchiesta “Hydra”, in cui vengono ipotizzati reati economici, parte però da un fatto di sangue: un caso di lupara bianca, la sparizione di Matteo Masullo, sospettato dell’omicidio di Giuseppe Anastasio, il fratello dell’uomo ucciso durante i festeggiamenti della vittoria all’Europeo 2020.

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La risposta dello Stato nel Tavoliere

"La lotta alla mafia non può fermarsi alla pur fondamentale azione repressiva, ma chiede un impegno che unisca la dimensione politica, sociale, educativa e culturale, dove ciascuno quindi è chiamato a fare la propria parte"Libera Foggia

Tra le soluzioni individuate dallo Stato dopo la strage di San Marco in Lamis (il 9 agosto 2017), oltre all’apertura della sezione operativa della Dia a Foggia e l’invio di rinforzi per le forze dell’ordine, c’è anche l’apertura del Reparto prevenzione crimine Puglia settentrionale: “La risposta c'è stata”, aveva detto l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti il giorno dell’inaugurazione. Eppure non basta. “L’andamento della delittuosità dal 2017 segna un miglioramento – spiega il sindaco Miglio –. Certo, non siamo diventati Ginevra”. E i fatti recenti lo dimostrano. “Ho chiesto ai cittadini di collaborare, di passare la nube di omertà, ma nei prossimi giorni scriverò al ministro dell’Interno e al ministro della Giustizia”. Oltre alla richiesta di più uomini e mezzi per la polizia, Miglio si accoda a quanti chiedono di riformare la geografia giudiziaria: “Il nostro territorio è vasto e complesso, la presenza della mafia è accertata, eppure abbiamo un solo tribunale e una sola procura, mentre sono stati chiusi quelli di Lucera e le otto sedi distaccate. Se la risposta della giustizia è lenta, i cittadini sono disincentivati a collaborare”. “Siamo fermamente convinti – sostiene Libera Foggia – che la lotta alla mafia non può fermarsi alla pur fondamentale azione repressiva, ma chiede un impegno che unisca la dimensione politica, sociale, educativa e culturale, dove ciascuno quindi è chiamato a fare la propria parte”.

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