4 maggio 2023
Si chiamano Progetti obiettivo, si traducono in una montagna di soldi. Somme che ogni anno lo Stato finanzia nell’ambito del Piano sanitario nazionale e gestite dalle singole Regioni insieme alle aziende sanitarie dei territori. Obiettivo dichiarato: promuovere la salute e la prevenzione tra i cittadini. Ma, come è accaduto in Sicilia, anche sistemare qualche parente. Nelle casse della Regione siciliana nel 2021 sono arrivati poco più di 10 milioni di euro; il doppio rispetto al 2019. Bisogna partire da questi numeri e da questa premessa per capire la portata dell’inchiesta della procura di Catania che ha fatto emergere l’esistenza di un presunto sistema corruttivo, orchestrato da medici e politici, fatto di raccomandazioni e bandi cuciti su misura nell’ambito di questi Progetti obiettivo. Sabato 29 aprile agli arresti domiciliari, sottoposti a misura cautelare, sono finiti il vicepresidente dell’Ordine dei medici etnei Ezio Campagna, l’ex commissario dello stesso Ordine, Aldo Missale, l’odontoiatra Sebastiano Ferlito e il cardiologo Pippo Arcidiacono. Quest’ultimo è il nome più noto dei quattro per i suoi recenti trascorsi politici da assessore alle Infrastrutture al Comune di Catania e da quasi candidato sindaco del capoluogo etneo in quota Fratelli d’Italia, salvo poi fare un passo indietro. Insieme a loro ci sono altri 13 indagati, tra cui due ex assessori regionali. Si tratta di Ruggero Razza, delfino di Nello Musumeci ed ex titolare delle delega regionale alla Sanità – già a processo per l’inchiesta sui falsi dati Covid – e Antonino Scavone, ex assessore della Regione alla Famiglia ma soprattutto ex manager nel mondo della Sanità.
L’indagine, condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Catania dal settembre 2020 al settembre 2021, ruota intorno ad alcune ipotesi di reato come la turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente, o ancora la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio o del servizio.
Un "asservimento agli interessi del privato", scrive la giudice per le indagini preliminari Simona Ragazzi
Alle pendici dell’Etna per i magistrati ci sarebbe stata "una scacchiera di persone da collocare" nei vari progetti. Una sorta di "lista della spesa" in cui nomi, compensi e incarichi sarebbero passati da una scrivania a un’altra per accontentare politici e medici. Arcidiacono, come emerge nelle oltre mille pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, avrebbe ottenuto un incarico per la figlia, del valore di 12mila euro, e uno per la moglie da 20mila euro. Diplomata e studentessa del dipartimento di Medicina, la figlia di Arcidiacono (non indagata, ndr) è risultata vincitrice di un bando da amministrativa nell’ambito del progetto Centro Cardio Hub & Spoke-modello di prevenzione e riabilitazione. "Lei è iscritta a Medicina e spero faccia il medico un giorno – diceva intercettato il padre, politico e medico – quindi è tanto per fargli guadagnare qualche cosa". Copione simile per la moglie: la donna ottiene l’incarico, da unica partecipante al bando per titoli, all’interno del progetto Cardio elaborato dall’Azienda ospedaliera Garibaldi. Arcidiacono, secondo la procura, non solo avrebbe rivestito il ruolo di sponsor per i propri familiari ma, da coordinatore di alcuni progetti, si sarebbe attivato a sua volta per favorire altri camici bianchi. Un "asservimento agli interessi del privato", scrive la giudice per le indagini preliminari Simona Ragazzi, basato su profili professionali ritenuti cuciti su misura.
Nella galassia dei presunti raccomandati sono finiti anche la compagna dell’ex assessore Scavone e il nipote dell’ex deputato regionale catanese – di professione ortopedico – Dino Fiorenza (non indagato, ndr). A spingere per l’incarico da esperto in elaborazione report e studi, stando alle accuse, sarebbe stato l’ex assessore Razza e due uomini della sua segreteria, entrambi indagati: Francesco Lo Re e Daniele Sorelli.
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Per aggirare l'ostacolo, gli indagati avrebbero modellato una commissione il più amica possibile, ottenendo in anticipo anche argomenti e domande della prova scritta
Un intero capitolo della vicenda giudiziaria è quello che riguarda il concorso per direttore amministrativo dell'Ordine dei medici di Catania. Un incarico ben remunerato, da circa 100mila euro, andato all'indagato Aldo Missale. Dietro la sua vittoria, bollata come "il favore della vita", ci sarebbero stati la mano e l’impegno di Ezio Campagna. Il vice presidente dell'Ordine etneo avrebbe "attivato tutte le sue conoscenze – si legge nell'ordinanza – per fare in modo che andasse al suo fedele collaboratore Missale". Anche perché da superare c'era un vero e proprio concorso per titoli ed esami e quindi la sicura competizione con altri candidati.
Per aggirare l'ostacolo, gli indagati avrebbero modellato una commissione il più amica possibile, ottenendo in anticipo anche argomenti e domande della prova scritta. Missale, secondo quanto ricostruito dalla procura, avrebbe conosciuto in anticipo anche i nomi e i curricula degli altri candidati. "Dobbiamo essere di squadra, è arrivato un curriculum grosso, io penso che qualcuno della Regione gli ha detto di partecipare", diceva ai propri interlocutori, mentre era intercettato, Filippo Di Piazza, segretario dell’ordine dei medici di Catania.
Nell'ordinanza viene ricostruita in maniera cronologica tutta la fase preparatoria alla pubblicazione del bando. Una lunga sequenza di dialoghi, cene, trasferte e incontri. A uno di questi viene documentata anche la partecipazione di Arcidiacono e Scavone. Ed è in questo contesto che sarebbe emersa l’opportunità di coinvolgere l’ordine dei medici di Palermo per la scelta dei componenti della commissione. La prima scrematura avviene già per la prova scritta: su venti candidati si presentano in quattro, mentre sono soltanto due quelli che approdano al colloquio finale in cui poi Missale risulterà vincitore. L'ex commissario avrebbe ottenuto dei benefici anche all'interno del presunto sistema legato ai progetti sanitari. Trentamila euro è la cifra per il coordinamento di uno di questi, lo stesso in cui scelse come assistente la propria compagna, Enrica Aquileia (non indagata, ndr), per un importo di 20mila euro.
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"Minchia (la giudice) è una pesante. Associazione nazionale magistrati, juventina sfegatata, quindi pezza di m..."Ezio Campagna in un'intercettazione
L'inchiesta non è arrivata del tutto inaspettata. Almeno non per gli indagati, che sembrano aver vissuto momenti di fibrillazione e nervosismo: coincisi con la richiesta di documenti da parte dei carabinieri agli uffici delle aziende sanitarie e con lo stop ad alcuni finanziamenti. La data da cerchiare in rosso per i magistrati è quella dell’1° aprile 2021. Emerge, secondo le accuse, "una mentalità incline a rapporti poco trasparenti con le istituzioni", si legge nell’ordinanza. Ricostruzione collegata alla volontà da parte di alcuni indagati di ottenere informazioni sull’indagine che li riguardava. Campagna, per esempio, sarebbe stato intenzionato a sfruttare l’amicizia di un rappresentante di prodotti sanitari con il capo centro della Direzione investigativa antimafia di Catania, non ottenendo però alcuna informazione rilevante.
A spingere in modo pressante per arrivare alla magistrata titolare del fascicolo sarebbe stata anche Paola Campagna, dentista e figlia del vice presidente dell’Ordine. La donna, anche lei indagata e particolarmente infastidita dall’azione della magistratura, si stupiva davanti al padre delle difficoltà nell'avvicinare la giovane pm: "A una ragazzina del genere nessuno ci può arrivare?", diceva. Gli indagati, intanto, qualcosa avevano scoperto: "Minchia è una pesante – diceva Campagna a Missale riferendosi proprio alla togata – Associazione nazionale magistrati, juventina sfegatata, quindi pezza di merda". Insulto, quest’ultimo, ribadito in un altro dialogo ma scollegato dalla fede calcistica: "Dice che è un pezzo di merda unico – ribadiva Campagna alla figlia – è quella che ha azziccato Mimmo Costanzo (imprenditore coinvolto nelle inchieste sulle mazzette Anas, ndr).
La dentista, secondo quanto messo nero su bianco dalla procura, avrebbe beneficiato di un bando da 20mila euro nel progetto "Prevenzione, diagnosi e terapie delle carie dentali riscontrate nei cittadini fragili o in età scolastica in provincia di Catania"ma anche un assegno di ricerca ottenuto all’interno del progetto "Osas Catania-sentinelle della prevenzione". Tra le tante intercettazioni una sembra non lasciare spazio all’immaginazione. A parlare è proprio il padre della dentista rivolgendosi alla figlia: "Paola l’imbroglio c’è. Perché Aldo ha fatto il bando in base a quello che è il tuo curriculum".
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