29 febbraio 2024
Giocando s’impara. Ma cosa? Le nuove generazioni vedono il mondo adulto agitarsi tra conflitti e ostilità. Anche i giochi che pensiamo per loro seguono in parte la stessa logica. La sezione videogame – avanguardia del settore divertimento e svago – ha un lungo elenco di titoli ultraviolenti e poco educativi. Esiste però un videogioco che ha scardinato il meccanismo dello scontro. Un gioco di ruolo che propone di scegliere come affrontare i cattivi. Si chiama Undertale.
Tecnicamente è un bullett hell – uno sparatutto a tutto schermo – in stile vintage, nella grafica e nelle musiche. La trama vede l’ambientazione sulla Terra, pianeta in cui umani e mostri vivono in maniera pacifica finché i primi non decidono di esiliare i secondi sotto la superficie, per sempre, segregandoli al di là di una barriera magica costruita dai più potenti stregoni umani, in modo che nessuno possa entrare o uscire.
Gli anni passano e la cronaca di questo scontro si perde nel tempo insieme al ricordo dei mostri. Insomma, la pace. Per gli uomini. Ma una pace senza memoria rischia di generare un mondo fragile. La partita inizia quando il protagonista – il cui genere è volutamente non precisato – cade in un buco nel monte Ebott e finisce nelle rovine del mondo dei mostri. Sottoterra si incontrano i classici boss da videogame. La differenza è che il giocatore può decidere se combatterli o dialogare, consolarli o abbracciarli, farli felici o scappare. Ogni incontro ha una possibilità alternativa oltre a quella violenta.
Undertale, uscito nel 2015, è il primo gioco che aggira lo scontro aggressivo e competitivo tra protagonista e antagonisti. Il personaggio non deve necessariamente uccidere tutto ciò che gli si contrappone. La filosofia più o meno sotterranea è il pacifismo: la violenza non premia e se si sceglie quella via si raggiunge un finale senza soluzione. Un genocidio.
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