22 aprile 2024
Nuove gravissime minacce alle due magistrate pugliesi, il giudice per le indagini preliminari Maria Francesca Mariano e il pubblico ministero Carmen Ruggiero, molto impegnate sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata. Ancor più gravi perché pronunciate dal presunto mafioso Pancrazio Carrino in un’aula di tribunale, il 12 aprile, nel corso del processo per le precedenti minacce rivolte alle due magistrate. Così dopo lettere scritte col sangue, teste di capretto fatte trovare davanti a casa e tentativi di aggressione in carcere, delle quali lavialibera ha scritto negli scorsi mesi, ora arrivano le parole dirette. “Non finisce qui, la gip Mariano si deve guardare le spalle”, ha detto Carrino, rinnovando il suo augurio di morte.
L’inquietante episodio è avvenuto il 12 aprile scorso davanti al giudice monocratico del Tribunale di Potenza, competente per i reati che riguardano magistrati del distretto di Brindisi, Lecce e Taranto. Nell’udienza si sarebbe dovuto discutere della proposta di Carrino di patteggiare una pena di 8 mesi di reclusione, da sostituire con lavori di pubblica utilità, per avere minacciato in una lettera e con un punteruolo la giudice Mariano del Tribunale di Lecce, “colpevole” – secondo lui – di avere firmato l’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione The Wolf.
Anno 2024: la mafia è ancora violenta e minacciosa
Si tratta dell'operazione e dei 22 arresti eseguiti il 17 luglio 2023 contro il clan Lamendola-Cantanna, una componente della frangia mesagnese della Sacra corona unita. L'inchiesta è stata condotta dalla pm Carmen Ruggiero, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce. Lei e la collega Mariano erano finite sotto scorta a settembre dopo le prime lettere di minacce uscite dal carcere Borgo San Nicola di Lecce. Scorta rafforzata a novembre dopo nuovi messaggi intimidatori questa volta scritti col sangue. Poi all’inizio di febbraio davanti alla porta di casa della Mariano era stata messa una testa di capretto insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto in cui era scritto “Così”.
"Se fossi stato lucido quel giorno, come lo sono adesso, Carmen Ruggiero sarebbe già storia"Pancrazio Carrino - Arrestato nell'operazione The Wolf
I fatti per i quali Carrino aveva chiesto il patteggiamento risalgono alla scorsa estate. Il 30 agosto aveva rivolto minacce a cinque agenti della polizia penitenziaria del carcere di Lecce, impugnando un oggetto contundente, perché non voleva rientrare in cella dopo l’ora d’aria. Il giorno successivo, in occasione dell’udienza davanti alla gip Mariano, aveva consegnato a un ispettore della penitenziaria un punteruolo e un messaggio su un bigliettino manoscritto, dicendo che erano destinati alla giudice.
Alla fine di luglio Pancrazio Carrino se l’era presa anche con la pm Ruggiero, arrivando a tentare un’aggressione in carcere nel corso di un incontro ottenuto fingendo di voler collaborare. Staccando un pezzo di ceramica dal water della sua cella si era costruito un coltello artigianale per “colpire alla giugulare” la donna: "Ero seduto davanti al pm e tenevo sotto controllo il tenente per capire se mi trovavo a una distanza sufficiente per poter agire contro il pm tagliandogli la giugulare senza essere bloccato", ha raccontato nel carcere di Terni, dov'è stato trasferito in seguito, ai pm della procura umbra. Il piano fallì perché il tenente dei carabinieri si era insospettito. "Se fossi stato lucido quel giorno, come lo sono adesso, Carmen Ruggiero sarebbe già storia", aveva aggiunto Carrino a verbale.
Ora arrivano nuove minacce, questa volta verbali e dirette. A scatenarle sarebbe stata la decisione della procura di Potenza di respingere la proposta di patteggiamento e anzi di rincarare l'accusa con l’aggravante mafiosa. A questo punto Carrino, collegato in videoconferenza dal carcere di Terni, ha cominciato ad accusare le due magistrate (non presenti in aula), rinnovando le minacce di morte, in particolare verso la gip Carrino, invitandola “a guardarsi le spalle”. Minacce che hanno fatto aprire un nuovo procedimento nei suoi confronti.
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