Foto di Nsey Benajah/Unsplash
Foto di Nsey Benajah/Unsplash

Francesco Remotti: "Nel mondo, tanti tipi di famiglia. Nessuna naturale"

In Rwanda dopo il genocidio del 1994, i sopravvissuti ne hanno inventati una "di elezione", per darsi conforto reciproco

Francesco Remotti

Francesco RemottiProfessore emerito di Antropologia culturale dell'Università di Torino

1 luglio 2024

Ci sono nel mondo tanti tipi di famiglie e nessuna di queste – secondo l’opinione di antropologi e sociologi – è “naturale”. È anche vero che la tendenza a costituire all’interno delle società aree più ristrette di convivenza è un tratto praticamente universale. Non appena la società assume certe dimensioni, è come se tra la singola persona (chiamiamolo “io”) e la società più vasta (un “noi” collettivo) si avvertisse la necessità di costruire un luogo intermedio, un noi più intimo e, appunto, famigliare: una sorta di rifugio o di ponte tra la solitudine dell’io e il carattere pubblico del noi. 

Gli approfondimenti sulla giustizia riparativa 

Recitare e scambiare

Il noi sociale e collettivo può essere una sorta di teatro, una scena pubblica in cui gli io sono tenuti a recitare i loro diversi ruoli. Dal sociologo Erving Goffman all’antropologo Victor Turner, sono molti coloro che hanno concepito la vita sociale come una continua recita. Clifford Geertz, nella sua analisi della vita sociale a Bali, ha messo in luce l’importanza del concetto di lek, di solito tradotto con “vergogna”, e che egli rende con l’espressione più precisa di "paura del palcoscenico".  Vi è anche chi, invece, ha interpretato la vita sociale in termini di scambio, un continuo offrire, dare, ricevere, contraccambiare non soltanto come commercio, ma anche come dono. I francesi Marcel Mauss e Claude Lévi-Strauss sono gli antropologi che più di altri hanno insistito su questo aspetto.

Tutti i nostri editoriali, a cura di Rosy Bindi, Antonello Pasini, Alberto Vannucci e altr

Recitare e scambiare sono comportamenti diversi e tuttavia hanno degli elementi in comune: tutti gli autori citati alla fine sono costretti ad ammettere lo stress della vita sociale. Di qui il carattere pressoché inevitabile di luoghi in cui lo stress si attenua, dove gli io possono smettere, almeno in parte, di recitare e di scambiare pubblicamente, e dove essi possono guadagnare un certo grado di intesa e di intimità. Luoghi di più intima partecipazione e convivenza. 

La rivista

2024 - numero 27

Fame chimica

Non solo fentanyl, in Europa cresce la dipendenza da farmaci e nuove droghe. Diversi tipi di oppiaceo, oltre l'eroina, sono documentati nel 74 per cento delle morti per overdose in Europa, spesso in combinazione con alcol e altre sostanze. In Italia, record di 15-19enni che nell'ultimo anno hanno fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione medica: nel 2023 sono stati oltre 280mila.

Fame chimica
Vedi tutti i numeri

La newsletter de lavialibera

Ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana, per non perdere neanche una notizia. 

Ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale, per saperne di più e stupire gli amici al bar