
Altro che Oscar, No Other Land è da Nobel
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1 marzo 2025
"Il 25 marzo ’95, per Arci, ero a Roma nella sede della Cgil per firmare l’atto costitutivo di Libera". Così a lavialibera Nuccio Iovene, dirigente Arci negli anni Ottanta e Novanta. "Ricordo quelli tra l’89 e il ’95 come anni straordinari. A guardarli oggi si potrebbe definirli come una costituente del terzo settore italiano". Quel giorno a Roma c’era anche Tom Benetollo, altra figura centrale che presiederà Arci dal ’97 al 2004, anno della sua scomparsa. "Ricordo stragi, guerre, faide, scandali nazionali, l’azzeramento dei partiti – racconta a lavialiberaEva Fratucello, moglie di Benetollo –. Ma anche la risposta dell’associazionismo. In Arci avevamo la sensazione di non poter restare a guardare".
"In tutto quello che facevamo non c’era niente di costruito a freddo – riprende Iovene –: tutto sull’onda della scoperta del ruolo che avevamo dopo la caduta della Prima Repubblica. Il vuoto di potere e le possibilità di quella fase però non li intuì solo la società civile ma anche le mafie, che alzarono il tiro fino a una strategia stragista".
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“Ma possiamo fare la Perugia-Assisi contro il riarmo o la campagna per i bambini palestinesi e non dir nulla su una guerra interna?”
Una delle prime pietre su cui si costruirà Libera: la marcia Reggio-Archi del 1991. "A Reggio – ricorda Iovene – era in corso una guerra di ’ndrangheta che causò quasi 800 morti. Da calabrese, durante una riunione a Roma, dissi: “Ma possiamo fare la Perugia-Assisi contro il riarmo o la campagna per i bambini palestinesi e non dir nulla su una guerra interna?”. Così, con la spinta di Arci Calabria e della diocesi di Reggio, mettemmo su la prima manifestazione per dire no alla ’ndrangheta e alle mafie. Partirono carovane da Torino con a capo don Ciotti, da Milano, Palermo e Gela. Parteciparono le Acli, l’Agesci, persone da tutta Italia". Era il 6 ottobre ’91, Libera sarebbe nata quattro anni dopo. Di mezzo le stragi di mafia. "Dopo tutti quei morti era chiaro che esisteva un’antimafia politica e una giudiziaria, ma in pochi percepivano che andavano aiutate. Serviva un’antimafia sociale, una sollevazione delle coscienze".
Mentre Libera sta raccogliendo le prime firme per chiedere l’utilizzo sociale dei beni confiscati, la prima Carovana antimafie è organizzata proprio con Arci. È l’inizio di una collaborazione che le vedrà impegnate spesso in battaglie comuni. "Tom – spiega Fratucello – conobbe don Ciotti e ne tornò felice. Proposero dieci giorni con tappe tra Capaci e Licata: un percorso che si faceva messaggio di solidarietà a coloro che lottavano contro la mafia e, per chi ne era assuefatto, segnale di cambiamento".
"Credo sia anche grazie ai successi di Libera che le organizzazioni criminali hanno cambiato strategia – conclude Iovene –, ma la cosa interessante è che pure Libera è cambiata. Ora anche le zone grigie sono sotto la lente. Grazie alla cura per la memoria come patrimonio collettivo, i giovani rifiutano la convivenza con il crimine che oggi è apparentemente meno violento. Vogliono di più: un’Italia Libera".
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NUMERO SPECIALE: Libera compie trent'anni e guarda avanti: l'impegno per l'affermazione della libertà contro ogni forma di potere mafioso è più che mai attuale