
Altro che Oscar, No Other Land è da Nobel

1 marzo 2025
Nelle interviste e nei discorsi pubblici Saveria Antiochia non cede mai alla retorica o al superfluo. Le sue parole, lucidissime, giungono all’interlocutore con una forza e una chiarezza quasi disarmante. Saveria è una delle tante madri a cui la criminalità organizzata ha ucciso un figlio. Il suo si chiamava Roberto e perse la vita a Palermo il 6 agosto del 1985, a soli 23 anni, nel tentativo disperato di proteggere il vicequestore Ninni Cassarà, anche lui colpito a morte da un commando mafioso. All’epoca Saveria aveva 64 anni e invece di cedere al dolore riuscì a trasformarlo in azione.
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