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21 aprile 2025
Il 20 aprile, il Pontefice ci ha salutato impartendo la benedizione Urbi et Orbi di Pasqua. "Partecipando a uno degli appuntamenti più importanti per la vita della Chiesa - scrive Vatican News –. Nel testo, letto dal maestro delle Celebrazioni liturgiche Ravelli, l’appello per il cessate il fuoco a Gaza e per la pace in Ucraina e l’invito a sostenere la popolazione del Myanmar colpita dal sisma. “Nessuna pace è possibile senza disarmo”, ha affermato il Pontefice, invocando il rispetto della libertà religiosa e chiede di liberare i prigionieri di guerra e quelli politici durante il Giubileo.
La benedizione Urbi ed Orbi di Pasqua, dal sito del Vaticano.
"Adesso vedo che tutti nel mondo mandano il loro messaggio di cordoglio – ha detto oggi Luigi Ciotti in collegamento al Tg3 della Rai – anche quelli che continuano a non vivere quelle parole che parole che Papa Francesco ha insegnato con forza, con coraggio, con determinazione. Mi auguro che non siano solo delle parole di circostanza, ne abbiamo sentite tante, ma che si prenda esempio da queste parole veramente profonde, perché sono radicatre nella parola di Dio, nel Vangelo. "Così questo viveva papa Francesco – ha continuato Ciotti –. Invitava tutti noi a metterci in gioco, a essere agenti di trasformazione, di cambiamento, a tradurre quella parola di Dio nei fatti, nella concretezza, di immergerci concretamente nei problemi della gente, di tutti ma con una piccola preferenza, come Dio, per gli ultimi, per i poveri, per i vulnerabili".
"Papa Francesco lo ha sottolineato sempre, con forza, questa capacità di saldare la terra con il cielo, la testimoninanza cristiana e ma anche la responsabilità civile, per la libertà, per la dignità, per la vita di tutte le persone. Un Papa umile, vero, autentico. Ci sia l'umiltà da parte di tutti di comprendere il segno vero di questo Papa e di tradurlo nella concretezza. Ne abbiamo bisogno".
"In un mondo di guerra, di violenza, di povertà, di marginalità di distruzione dell'ambiente c'è bisogno di quelle sue parole – ha concluso Ciotti –. 'Laudato sì' che deve diventare 'Laudato qui'. Un giubileo della speranza di cui abbiamo veramente tanto bisogno. Allora salutare il Papa vuol dire una scossa in più dentro ciascuno di noi".
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