15 gennaio 2021
L’Italia non è un Paese per giovani. L’abbiamo sentita spesso questa frase: dal politico di turno in un talk show o dall’esperto economista fino alla zia in pensione al cenone di Natale. Una frase degna della mediocre retorica che contraddistingue oggi il discorso pubblico e che si esprime ancora peggio quando oggetto del dibattito è il lavoro giovanile. D’altronde le parole, in particolar modo quelle banali, risultano sempre sterili se non seguite da fatti. E lo dimostrano i dati degli ultimi 15 anni sul rapporto tra giovani e lavoro: tasso di occupazione in costante calo e divario generazionale sempre maggiore. Alla fine, in qualsiasi occasione si discuta di disoccupazione giovanile si raggiunge sempre l’obiettivo: non cercare una soluzione, ma trovare una scusa.
L'appello di Davide: "Sognateci!"
Se prima era colpa della crisi del 2008, ora è colpa del coronavirus. Poco importa che nell’era pre covid la situazione fosse già grave. Nessuna responsabilità della politica, nessuna scelta sbagliata, nessun errore delle vecchie generazioni. È sempre più semplice incolpare che impegnarsi per progredire.
In Europa siamo tra i Paesi con la disoccupazione più alta nelle fasce d’età giovanili, mentre siamo agli ultimi posti per i fondi alla ricerca e all’università. Anche a livello salariale un giovane italiano laureato è penalizzato rispetto a un suo coetaneo europeo. Alla fine, restano solo due alternative: aspettare che si liberi un posto al fast food più vicino o partire per l’estero. Molti, troppi, scelgono la seconda opzione. Eppure, esiste una terza via. Non è complicata, ma necessita di alcuni tasselli fondamentali, come una classe dirigente seria, capace di una politica lungimirante e non demagogica e, soprattutto, un cambio di mentalità. I giovani non devono più essere visti come un problema, ma come una soluzione.
Leggi tutte le puntate di Generazione Z, la rubrica dedicata ai più giovani e scritta da loro
Questa volta proviamo ad andare oltre l’idea che i giovani saranno nuovamente le vittime predestinate di un’economia in difficoltà. Per risollevare il sistema economico ci sarà bisogno di intraprendenza e vitalità, qualità che si esprimono al meglio in gioventù. Tuttavia, non deve diventare uno scontro generazionale. Affinché funzioni, l’intraprendenza ha bisogno dell’esperienza, un connubio che dovrebbe essere scontato, ma che purtroppo nel nostro Paese non lo è. Per affrontare un mondo sempre più digitalizzato diventa indispensabile coinvolgere le generazioni più giovani. Se veramente ci sarà una crisi nel post pandemia, facciamoci trovare pronti. Alla retorica da talk show proviamo a sostituire un dialogo costruttivo, a un sistema statico proviamo a opporre una visione del lavoro inclusiva e innovatrice. Se siamo tutti sulla stessa barca, allora ricostruiamola insieme.
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