13 gennaio 2021
C’è voluta la trasmissione Report del 4 gennaio scorso, quella che ha messo in relazione la strage di Bologna del 1982 con le bombe del 1992-94, per riattivare i componenti della commissione parlamentare antimafia. Risale al 19 novembre scorso l’ultima seduta plenaria dell’organismo presieduto da Nicola Morra (M5s), con l’audizione del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Da allora, nel mese di dicembre, si sono riuniti soltanto alcuni comitati, gruppi ristretti dedicati a singoli temi: due volte quello sulla protezione di collaboratori e testimoni di giustizia, coordinato dalla deputata Piera Aiello (gruppo misto), una volta quello sulla trattativa mafia-Stato coordinato dal senatore Mario Michele Giarrusso (gruppo misto) e infine quello sull’emergenza sanitaria coordinato dal deputato Paolo Lattanzio (Pd). Tolte queste quattro occasioni, a lungo non s’è più parlato di criminalità organizzata a Palazzo San Macuto, sede di questa commissione e altri organismi parlamentari.
È stato proprio Lattanzio, poco dopo la messa in onda della trasmissione, a spingere verso il riavvio dei lavori dell’Antimafia: “Mi chiedo, da cittadino prima che da parlamentare: come possiamo permettere che la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie sia ancora bloccata!? Come?! Con quale coscienza?! Oggi, in Italia. Anche per questo saremo giudicati dai cittadini, perché per scontro politico da mesi è ferma l’azione di indagine che la commissione porta avanti su dossier importantissimi come la Trattativa Stato-mafia, le infiltrazioni mafiose in epoca Covid, il gioco d’azzardo, l’uso dei beni confiscati e ancora molto altro”. “Che si torni a lavorare subito! – concludeva –. Chiederò immediata convocazione del comitato che coordino”. Cosa che ha fatto. Due giorni dopo sono stati le parlamentari e i parlamentari del M5s a sollecitare i lavori sull’onda della trasmissione di Sigfrido Ranucci: “Le inedite affermazioni, tutte da verificare, emerse dalla trasmissione Report, tra cui l’ipotetica esistenza di diverse copie dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, richiedono la celere attivazione della politica. Risulta dunque opportuna la convocazione dell’ufficio di Presidenza della Commissione antimafia”. "Non si può più restare fermi", dice a lavialibera Franco Mirabelli, senatore del Pd e capogruppo dem in commissione. "Ci sono talmente tante cosa da fare che bisogna lavorare a testa bassa e pedalare", dichiara Stefania Ascari, deputata M5s.
"Era noto a tutti che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia"Nicola Morra - Presidente Commissione antimafia
Ma perché questi appelli da parte di rappresentanti della maggioranza? Perché la commissione antimafia è ferma? Da una parte c’è una questione “logistica” legata al Covid-19. Riunire cinquanta onorevoli (più i consulenti) in un’aula può essere rischioso, ma sono sempre state trovate soluzioni. Nonostante ciò la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, da cui dipende la commissione antimafia in questa legislatura, aveva stabilito di dare priorità – almeno per un periodo – ai lavori parlamentari soltanto sui temi di stretta attinenza con la pandemia. C’è poi altro e riguarda l’atteggiamento della destra nei confronti del presidente dell’Antimafia.
Tutto risale ad alcune dichiarazioni di Morra sulla morte di Jole Santelli, presidente della Regione Calabria e prima ancora vicepresidente dell’Antimafia scomparsa il 15 ottobre scorso per un tumore. Il 20 novembre scorso, all’indomani dell’operazione Farmabusiness con gli arresti domiciliari del presidente del consiglio regionale calabrese Domenico Tallini (Fi, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa), già dichiarato “impresentabile” dalla commissione antimafia prima delle elezioni regionali del gennaio 2020, Morra dava a Radio Capital la sua opinione sull’instabilità politica della Regione Calabria: “Sarò politicamente scorretto, era noto a tutti che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte”. Parole irrispettose per Santelli, i malati di cancro e i calabresi.
Va ricordato che nel novembre 2018, in epoca giallo-verde, Morra è stato eletto presidente della commissione antimafia coi voti di Lega, Fi e FdI
Le sue dichiarazioni sono state condannate da tutte le parti politiche, comprese dal Movimento 5 stelle. Il centrodestra si è spinto oltre. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e altri politici, molti di Forza Italia, hanno chiesto le sue dimissioni. Bisogna ricordare che nel novembre 2018 (pochi mesi dopo l’inizio dell’alleanza M5s-Lega) Morra è stato eletto presidente della commissione antimafia con 30 voti i quali quelli di Lega, Fi e FdI, mentre al concorrente Pietro Grasso sono andati i tredici voti di Pd e Leu.
Il 21 novembre gli eletti del centrodestra hanno cominciato a intralciare i lavori della commissione per spingere Morra a lasciare l’incarico. “La Lega non parteciperà ai prossimi lavori in commissione Antimafia e ai suoi comitati”, hanno scritto i parlamentari della Lega della commissione in una lettera inviata a Morra e ai presidenti del Senato e della Camera. Stessa linea da Fratelli d’Italia: “Fino a quando non ci saranno (le dimissioni, ndr), FdI rimarrà fuori dalla Commissione”. Uguale la linea di Forza Italia. “Dimettermi da presidente dell'Antimafia? Piacerebbe a tanti, ma io credo che anche quello che è accaduto ieri sia un episodio all'interno di una strategia, perché quando dai fastidio a Cosa Nostra, la mafia e la 'ndrangheta, come ci hanno insegnato, allora bisogna sporcare, infangare e delegittimare”, ha tentato di difendersi il senatore M5s.
La diatriba si riaccende il 25 novembre al Senato, occasione in cui il capogruppo Pd in Commissione antimafia, Mirabelli, tenta di calmare gli animi: “La nostra priorità, quella di noi parlamentari, è nelle sedi deputate combattere le mafie, non boicottare e delegittimare la commissione antimafia. Per questo invito il senatore Morra e il centrodestra a guardare la priorità: non uccidiamo il lavoro della commissione. Lo faccia prima di tutto il presidente ma facciamo tutti un passo indietro e combattiamo insieme le mafie. Le polemiche e, mi permetto, la propaganda non devono e non possono condizionare l'azione parlamentare di contrasto alla criminalità organizzata”.
“Non ci sono più le condizioni per un prosieguo ordinato dei lavori di una Commissione così importante (...) I commissari di Forza Italia sono pronti a rassegnare le proprie dimissioni se Morra resta presidente dell'AntimafiaMaria Stella Gelmini - Forza Italia
Inutile. La frattura non si ricompone. Il 1° dicembre Il Giornale pubblica una lettera di Roberto Santelli, zio di Jole, ricordando quanto la nipote aveva denunciato il 13 maggio 2019: Morra aveva nominato consulenti della commissione un magistrato e un sottufficiale della Guardia di finanza che avevano indagato sul sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, esponente di Forza Italia. “La compianta presidente della regione Calabria – ricordava il deputato Giorgio Mulé (Fi) – politicamente nutriva il massimo disprezzo nei confronti del senatore Morra nonostante quest'ultimo dopo le indegne parole pronunciate a proposito di Jole, dei malati oncologici e dei calabresi abbia sostenuto il contrario”. Insomma, tra Morra e Santelli non c’erano buoni rapporti. Il 16 dicembre Morra invia ai capigruppo in commissione una lettera in cui fa ammenda, ma non basta perché il 27 dicembre Forza Italia – per voce della capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini – torna a chiedere le dimissioni: “Non ci sono più le condizioni per un prosieguo ordinato dei lavori di una Commissione così importante”, ragione per la quale “i commissari di Forza Italia sono pronti a rassegnare le proprie dimissioni se Morra resta presidente dell'Antimafia”.
Giovedì alle 14 si riunisce l’ufficio di presidenza della commissione. Morra ha convocato il suo vice Pepe Pasquale (il secondo posto è vacante da un anno, cioè dall’elezione di Santelli alla presidenza della Calabria), i segretari Gianni Tonelli e Wanda Ferro e i capi dei gruppi politici per “comunicazioni”. Cosa accadrà? È possibile che, come affermato da Gelmini, la destra ribadisca la sua linea di fermezza.
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