(Marek Studzinski - Unsplash)
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Antimafia, al via il comitato sull'emergenza Covid: focus su aziende e società

Studierà le infiltrazioni nelle aziende e il tentativo di ottenere gli aiuti statali, ma anche il welfare criminale e le buone pratiche messe in atto dalla società civile nelle aree più fragili del Paese. Attenzione anche sulle liste delle prossime elezioni

Redazione <br> lavialibera

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4 agosto 2020

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Un’analisi su come le mafie hanno potuto sfruttare a loro favore la pandemia da coronavirus per infiltrarsi ancora di più nell’economia e nelle società, un faro acceso sui rischi per le prossime elezioni, ma anche uno studio sulle risposte della società civile alle persone in difficoltà, possibile target del “welfare criminale” dei clan. Sono alcuni punti su cui lavorerà un nuovo gruppo di lavoro all’interno della Commissione parlamentare antimafia, il “Comitato per la prevenzione e la repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l'emergenza sanitaria”, nato martedì con l’obiettivo di proporre poi a parlamento e governo degli strumenti per arginare i rischi. Nei mesi scorsi ad approfondire altri aspetti della pandemia è stata la commissione Ecomafie.

A marzo Anna Sergi, senior lecturer all'Università dell'Essex (Gb) prevedeva sei opportunità fornite dall'emergenza sanitaria alla criminalità organizzata

Al lavoro su aziende e famiglie fragili

Paolo Lattanzio
Paolo Lattanzio

Il lavoro si muoverà lungo due assi – spiega Paolo Lattanzio, deputato del Movimento 5 Stelle che ha proposto l’istituzione del comitato e lo coordina -. C’è l’aspetto economico che guarda alle imprese su due piani: infiltrazione attraverso l’usura, lo svuotamento e l’ingresso di prestanome e la raccolta illecita di aiuti di Stato”. I parlamentari dovranno approfondire anche l’infiltrazione delle organizzazioni criminali nei settori delle forniture e dei servizi legati al Covid-19, esposti al rischio di speculazioni, truffe e corruzione. 

Il secondo filone di indagine è quello sociale: “Cercheremo di capire come le mafie hanno fatto leva sulla fascia di popolazione che viveva già in grande difficoltà. Con la pandemia le disuguaglianze si sono acuite e alcuni strati sociali sono diventati appetibili per le mafie che hanno messo in piedi sistemi di welfare alternativo, dalla consegna di pacchi di cibo agli aiuti economici, con prestiti senza interessi, per far fronte alle spese - prosegue Lattanzio -. Chi entra in questo vortice è facilmente assoggettabile alle famiglie mafiose e così può diventare manovalanza, ad esempio custodendo armi o droga oppure spacciando”. Su questo aspetto anche la Direzione investigativa antimafia, nella sua recente relazione sul secondo semestre 2019, ha dedicato un approfondimento e rimarcato che le organizzazioni punteranno “a consolidare il proprio consenso sociale attraverso forme di assistenzialismo, anche con l'elargizione di prestiti di denaro, da capitalizzare”. Secondo Lattanzio, inoltre, c’è un altro risvolto da monitorare e riguarda i prossimi appuntamenti elettorali: “Le organizzazioni potrebbero passare all’incasso anche alle prossime elezioni. Bisognerà fare attenzione sulle liste”.

La criminalità approfitta della pandemia per sostituirsi all'assistenza pubblica. Dai territori, l'allarme di Libera e delle altre associazioni preoccupate per la crescita di consenso ai clan

Attenzioni alla società civile

Il comitato intende cominciare il lavoro con le audizioni dellOrganismo di monitoraggio delle infiltrazioni criminali sull’emergenza Covid, voluto dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il Comitato nazionale per l’ordine pubblico e la sicurezza, il direttore generale dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna, ma anche il procuratore di Ancona, Monica Garulli e il procuratore aggiunto a capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Alessandra Dolci: a fine luglio nelle Marche la Guardia di finanza ha scoperto un’organizzazione impegnata nelle pratiche burocratiche per ottenere i fondi statali destinati alle aziende, mentre in Lombardia tre società che sarebbero legate alla ‘ndrangheta avevano già ottenuto 60mila euro a fondo perduto.

Oltre ai rappresentanti delle istituzioni, però, i parlamentari sperano di ottenere segnalazioni dalla società civile: “Vogliamo anche ascoltare associazioni della società civile che presidiano e hanno presidiato il territorio”, aggiunge Lattanzio. Per questo il Comitato potrebbe fare una mappatura delle buone pratiche di protezione sociale messe in atto dalla società civile nelle aree e nelle comunità più fragili. 

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