1 marzo 2021
Il diritto al voto è un diritto costituzionale, ma non un diritto sempre garantito. Lo sanno bene i cosiddetti fuori sede, quella schiera di studentesse e studenti che frequentano l’università lontani da casa e che, specialmente in tempi di pandemia, fanno fatica a tornarci: come garantire loro di votare e allo stesso tempo scongiurare assembramenti nei mezzi e nei viaggi di ritorno in massa? È a partire da questo interrogativo che come collettivo Peppe Valarioti – un think thank di ragazze e ragazzi che affronta i temi politici, economici e sociali che riguardano la Calabria, alla quale guardiamo non come regione del Sud Italia, ma d’Europa – abbiamo deciso di chiedere alle istituzioni il voto via posta. Una soluzione adottata dagli americani proprio durante le ultime elezioni presidenziali, già rodata anche qui da noi per garantire il voto degli italiani residenti all’estero e sperimentata in alcune occasioni con gli studenti Erasmus.
Alcuni ragazzi hanno proposto di introdurre il voto obbligatorio
Perché ci teniamo tanto? Perché vogliamo che tutti possano partecipare: più siamo e più la qualità del dibattito dovrà necessariamente alzarsi
"Di recente un mio amico mi ha chiesto chi avessi votato alle elezioni politiche del 2013. Ho fatto mente locale e ho dovuto rispondere di non aver votato. Quindi mi ha chiesto chi avessi votato alle ultime elezioni regionali e purtroppo, anche in quel caso, ho risposto che non ero potuta tornare per votare". Martina è solo una dei tanti studenti che questa difficoltà la vivono sulla propria pelle. I fuorisede si trovano a vivere un disagio non di poco conto: l’impossibilità di contribuire all’elezione dei propri rappresentanti politici significa di fatto non avere voce in capitolo sul futuro dei propri luoghi di residenza. Come recuperare le redini del nostro Paese se molti di noi si ritrovano a non poter neanche votare? Il collettivo Valarioti nasce – anche – dalla stanchezza di essere spettatori e dal desiderio di contribuire attivamente al cambiamento e di riappropriarsi della democrazia intesa come partecipazione.
Sulla scia di questo sentimento e convinti della necessità improcrastinabile di riprendersi i propri spazi nella società, è nata questa battaglia. Nel 2021 saranno chiamati al voto centinaia di Comuni e la Regione Calabria, dove lo scorso ottobre è mancata la neoeletta presidente Jole Santelli, in carica da meno di un anno. Proprio la Calabria potrebbe presentarsi come quel precedente che scardina il sistema vigente e lo modernizza in funzione della garanzia di un diritto. Sarebbe davvero emblematico per un territorio che negli ultimi mesi ha accelerato le proprie manifestazioni di fragilità e che potrebbe ora porsi come pioniere.
Perché ci teniamo tanto? Perché vogliamo che tutti possano partecipare: più siamo e più la qualità del dibattito dovrà necessariamente alzarsi, per tener conto delle diverse esigenze espresse.
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