3 novembre 2020
Nei capoluoghi di provincia, quasi una scuola su tre ha bisogno di manutenzione urgente. Da anni i governi stanziano miliardi di euro per risolvere uno dei problemi più vistosi della scuola italiana, ma la questione resta aperta. A settembre, prima del rientro in classe, Legambiente ha rilanciato la questione edilizia scolastica anticipando il rapporto dell’Osservatorio ecosistema scuola: su 5.600 edifici nei capoluoghi di provincia, il 29,1 per cento necessita di manutenzione urgente. La Fondazione Agnelli, istituto di ricerca sull’educazione, ha calcolato che sui 36mila edifici censiti dall’Anagrafe dell’edilizia scolastica (Aes) nel 2016, l’8,6 per cento aveva problemi strutturali "importanti". Le percentuali, prese così, dicono poco. Occorre allora ricordare cosa significa mandare i propri figli in strutture non sicure. Nel 2002, a San Giuliano di Puglia (Campobasso), 27 bambini e un’insegnante sono morti per il crollo della scuola elementare nel corso di un terremoto: l’edificio, ristrutturato da poco, non era stato sottoposto al collaudo. Nel 2008, in un’aula del liceo Darwin di Rivoli (Torino), la caduta di un controsoffitto e di un tubo di ghisa ha provocato la morte del 17enne Vito Scafidi. Pochi mesi dopo, per il forte sisma in Abruzzo, sette studenti e un vigilante hanno perso la vita per il crollo della Casa dello studente all’Aquila, costruita con cemento scarso e una struttura debole. Basta poco per trasformare le percentuali in tragedie.
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