I beni comuni, secondo la definizione elaborata da Stefano Rodotà, si caratterizzano perché strumentali al godimento dei diritti fondamentali della persona. Per questa ragione, la loro gestione deve essere collettiva, superando la dicotomia tra pubblico e privato. Sono beni comuni, quindi, aria, acqua, foreste e, in generale, tutte le risorse naturali, nonché quelle archeologiche, ambientali e culturali.
A livello internazionale, la teoria della gestione collettiva dei beni comuni è stata ampiamente elaborata da Elinor Ostrom, politologa statunitense e Premio Nobel per l’economia nel 2009. È stata lei la prima a contestare il modello della “Tragedia dei beni comuni”, che negava la possibilità di identificare una terza via tra libero mercato e statalismo. In Italia, uno dei momenti di massima mobilitazione sull’argomento è stata la campagna referendaria per l’acqua pubblica del 2011. Oggi, il tema dei beni comuni si intreccia con le grandi questioni ambientali, con le lotte per i diritti sociali e con le nuove elaborazioni su democrazia e cittadinanza.