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1 luglio 2025
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, si dice. Quella che separa le promesse degli organizzatori delle Olimpiadi di Milano-Cortina e la realtà che si presenta a sette mesi dall’inizio dei Giochi, però, è acqua dolce: quella dei fiumi e dei torrenti delle Alpi lombarde, venete e trentine, già sotto stress per effetto del cambiamento climatico. Ne verrà prelevata al ritmo di centinaia di litri al secondo per produrre la neve artificiale necessaria per le gare e per rifornire le strutture che accoglieranno i 2 milioni di visitatori attesi.
Sulla carta, il tema è al centro dell’attenzione degli organizzatori: già il dossier di candidatura del 2019 prevedeva il calcolo della water footprint (impronta idrica) dei giochi secondo gli standard internazionali, impegno ribadito nel 2024 nel rapporto ambientale insieme alla promessa di sviluppare un "piano di riduzione dei consumi idrici". Di nessuno dei due strumenti, però, si trova traccia. Contattata da lavialibera, Fondazione Milano Cortina assicura che entrambi "sono oggetto di confronto con il Comitato olimpico internazionale", ma non è detto che vengano resi pubblici perché "sicuramente verrebbero strumentalizzati". Si ipotizza anche che possano essere diffusi dopo la fine dei Giochi in forma consuntiva, il che impedirebbe – come già sta accadendo – qualsiasi forma di collaborazione e monitoraggio da parte delle comunità interessate. "I dati dettagliati su volumi idrici, fonti di approvvigionamento e strategie di gestione non sono stati resi pubblici in modo organico – dice a lavialiberaFabio Tullio, presidente di Legambiente Treviso –. Queste mancanze impediscono una valutazione indipendente e un dibattito pubblico informato sull'effettiva sostenibilità idrica dei Giochi".
Per produrre i 2 milioni di metri cubi di neve artificiale ne serviranno 836mila d'acqua. Il calcolo dell’impronta idrica e il piano di risparmio promessi non sono stati pubblicati
Le informazioni pubblicamente disponibili sono quelle contenute nel rapporto ambientale allegato al programma per la realizzazione dei Giochi, il quale assicura che "le azioni previste non comportano impatti di rilevanza strategica sulla qualità delle risorse idriche sotterranee e superficiali. Più significativo – precisa – è il tema dell’efficienza nell’uso di risorse idriche, con particolare riferimento ai fabbisogni per innevamento tecnico". Secondo gli organizzatori, i Giochi richiederanno più di 2 milioni di metri cubi di neve artificiale, per produrre i quali saranno necessari 836mila metri cubi d’acqua.
Oltre mezzo milione verrà impiegato a Livigno (Sondrio), comune di meno di 7mila abitanti a un passo dalla Svizzera, che ospiterà le gare di sci acrobatico e snowboard. Qui scorre il torrente Spöl, conosciuto anche come Aqua Granda. O meglio, scorreva: la società A2A, che tra l’altro figura tra i partner dei Giochi, preleva a monte 90 milioni di metri cubi all’anno per produrre energia idroelettrica, acqua che poi viene deviata nell’Adda, tributario del Po. Risultato: "Da vent’anni a questa parte lo Spöl è prosciugato", dice a lavialibera Nicola Faifer, fondatore del comitato L’acqua è tua, che da tempo lotta perché l’azienda rilasci il deflusso ecologico, cioè la quantità d’acqua minima per garantire la salute dell’ecosistema fluviale. "Abbiamo presentato un esposto alla Commissione europea che ci ha dato ragione e presentato una denuncia per disastro ambientale, ma nulla è cambiato".
Oltre a quelle per l’utilizzo idroelettrico, sullo Spöl incidono anche – seppur in misura decisamente minore – le concessioni per la produzione di neve artificiale destinata agli impianti sciistici. La portata di prelievo autorizzata non basterà però a soddisfare il fabbisogno nel periodo olimpico. Da qui la scelta di costruire due bacini di accumulo, uno da 200mila metri cubi nell’area di Mottolino e uno da 120mila in zona Carosello. Per il sindaco di Livigno Remo Galli si tratta di interventi vantaggiosi, che permetteranno di "gestire le risorse idriche in maniera più attenta all’ambiente" anche dopo le Olimpiadi: "Potremo raccogliere l’acqua nei periodi in cui ce n’è di più, cioè da maggio a luglio, invece che prelevarla in inverno quando ce n’è molta di meno", spiega a lavialibera. Perché questo valga per i Giochi, quindi, i bacini dovrebbero essere ora in fase di riempimento. Invece i lavori per quello di Mottolino non finiranno prima del 30 ottobre, stando alla tabella di marcia, mentre quello di Carosello sarà pronto per le Olimpiadi, ma quelle giovanili del 2028. L’acqua che manca a far quadrare i conti arriverà quindi dalle prese sullo Spöl, in virtù di due domande di attingimento eccezionale da 40 litri al secondo ciascuna, valide per il solo periodo olimpico.
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Olimpiadi di Milano-Cortina 2026: tutte le promesse tradite