Agrigento, un residente riempie i bidoni alla fontana di Bonamorone. Foto di M. Panzarella
Agrigento, un residente riempie i bidoni alla fontana di Bonamorone. Foto di M. Panzarella

Sicilia, l'acqua perduta

Cattiva gestione, interessi criminali e rete colabrodo: in provincia di Agrigento la crisi idrica è cronica e ogni estate si trasforma in un'agonia

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

1 maggio 2025

La Sicilia è terra di paradossi e contraddizioni e il rapporto ancestrale tra l’isola e l’acqua ne è la riprova. La regione, divenuta simbolo nazionale della crisi idrica, secoli addietro viveva una situazione opposta, come dimostrano le testimonianze di viaggiatori meravigliati che descrivono una terra rigogliosa e ricca di fiumi, giardini lussureggianti e fontane zampillanti.

Akragas – l’attuale Agrigento, fondata dai greci nel 581 a.C. –, oggi tra le città più assetate d’Italia, poteva persino contare su un sistema avanzato di gestione dell’acqua che, fra le altre cose, alimentava il mitologico giardino della Kolymbethra, un’oasi di piante esotiche, agrumeti e frutteti incastonata nella Valle dei Templi. A questa immagine paradisiaca si contrappone quella attuale, con migliaia di recipienti sui tetti delle case che, oltre a deturpare la vista, raccontano di un’emergenza che nessuno sembra voler risolvere.

Siccità. Sicilia a secco, niente di nuovo

La situazione precipita nei mesi più caldi, quando l’afa e la mancanza d’acqua rendono le giornate insopportabili. E allora si ripetono le manifestazioni, l’indignazione e i proclami che svaniscono con l’arrivo dell’inverno per poi ripresentarsi in prossimità della stagione calda.

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2025 - numero 32

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Crisi idrica, incendi, mafie e povertà: chi guadagna e chi si ribella nella Sicilia delle emergenze

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