La mental coach di Jacobs: "Impariamo a mettere l'accento sulle nostre qualità"

Nicoletta Romanazzi è la mental coach del campione olimpico Marcell Jacobs. Racconta i segreti della sua professione e come l'olimpiade di Tokyo le abbia cambiato la vita

Lucilla Andreucci

Lucilla AndreucciResponsabile settore Sport di Libera

17 maggio 2022

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Vale per lo sport, vale per la vita: non è mai troppo tardi per tentare strade nuove,  che diano a ciascuno la possibilità di migliorarsi. Non è mai troppo tardi per iniziare ad allenare, oltre al corpo, anche la cabina di comando che lo fa funzionare: la mente. Lo sa bene Marcell Jacobs, due volte sul tetto del mondo olimpico nella stessa edizione (Tokyo 2021), che ha affidato le "turbolenze dei pensieri" a una mental coach – oggi popolarissima – che l’ha aiutato a sgretolare ansie, paure o chissà, anche soltanto ad avere una diversa consapevolezza delle sue ali. E a correre più veloce di tutti. Lei è Nicoletta Romanazzi, 54 anni, romana, sportiva e mamma. Di professione mental coach, cioè una persona che allena la testa. Lavora con tanti sportivi, molti di loro medagliati olimpici, ma anche con intere squadre di calcio o altri sport. Da vent’anni si interessa a tempo pieno – tre figlie permettendo – al funzionamento della mente e soprattutto a come metterla in condizione di offrire un aiuto fondamentale per il raggiungimento di un risultato. 

Dopo l’oro conquistato nella finale dei 100 metri l’atleta azzurro disse: “Senza di lei non sarei qui”

Amore a prima vista

"Ho lavorato per molti anni nell’azienda di mio padre – racconta – detestando quello che facevo. Poi sono rimasta incinta delle mie due gemelle, a seguire una terza figlia, e quindi mamma a tempo pieno. A 35 anni sono arrivata al coaching, non prestissimo, ed è stato un caso. Avevo accompagnato il mio ex marito a un corso dove insegnavano tecniche per centrare un obiettivo, mi sono fermata ad ascoltare ed è stato amore a prima vista. Da allora ho iniziato un percorso, lavorando tanto su me stessa e scegliendo di farlo in modo professionale". E ancora: "Oggi, purtroppo, per diventare mental coach, che non è una figura regolamentata, basta un semplice corso. Io, invece, ho dovuto studiare tanto in Italia e all’estero, seguendo anche dei master per ipnosi da performance. Insomma, mi sono allenata al meglio per poter allenare meglio".

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Dopo gli ori di Tokyo, riferendosi a Nicoletta Romanazzi, Marcell Jacobs disse: "Senza di lei non sarei qui". Una frase che l’ha resa celebre e insieme ha contribuito a rendere più popolare la figura del mental coach.  "Sono stata travolta. Adesso, tutte le volte che mi spingo fuori dalla zona di confort, come ad esempio per parlare in pubblico, mi viene un po’ d’ansia. E allora ripenso ai miei sportivi, agli sforzi e ai miglioramenti che gli ho visto fare, al percorso costruito insieme. Funziona come un richiamo. Tranquilla, sono pronta, tocca a me". Superare le paure. Al mental coach non si rivolgono soltanto gli sportivi. "Sono a disposizione di chiunque si rivolga a me perché intenzionato a raggiungere un obiettivo. Non seguo ovviamente chi ha patologie o disagi profondi, quello è un ambito da psicoterapeuta. Ogni persona ha qualcosa di unico e speciale, io provo ad aiutarla a conoscersi meglio. Puoi venire da me per qualsiasi questione di vita, cerco di insegnare come funziona la nostra testa, quali sono i meccanismi per gestire le emozioni, come fare per scoprire risorse che non sapevamo di avere, indispensabili per superare blocchi e paure. Il mio programma prevede sessioni in presenza una volta ogni due settimane, a cui si aggiungono dei compiti da svolgere a casa".

Riguardo alle tecniche per cambiare uno stato d’animo negativo, Romanazzi spiega: "Ne esistono diverse e alcune si possono fare anche a casa. Ne parlo nel mio ultimo libro, con la prefazione proprio di Jacobs, Entra in gioco con la testa: come allenare i tuoi talenti e imparare dai tuoi limiti (Longanesi, 2022). Tra le altre cose, spiego l’importanza del respiro, è davvero una nostra forza, molto potente. Il 75 per cento delle tossine le eliminiamo attraverso questa funzione che diamo per scontata, a cui non prestiamo le giuste attenzioni. E invece una corretta respirazione fortifica il sistema linfatico e aiuta a sciogliere le emozioni".

Questione di autostima

I suggerimenti sono tanti e preziosi. "E' importante capire i meccanismi mentali che ti portano a vivere alcune emozioni, lo stato di massima concentrazione prevede un perfetto allineamento tra mente e corpo. Quando chiedo a dei professionisti che cosa ha permesso loro di stare, proprio quel giorno, in una condizione da stato di grazia, la risposta è spesso non lo so. Provare a capire almeno un po’ come funzioniamo ci dà un vantaggio enorme. Non sempre ci si riesce, è un lavoro impegnativo, che a volte ti porta a guardare dentro delle cose con cui magari non hai voglia di fare i conti".

Una corretta respirazione è fondamentale, permette di eliminare il 75 per cento delle tossine, fortifica il sistema linfatico e aiuta a sciogliere le emozioni

Un aspetto importante è lavorare sulla propria autostima. "Siamo stati educati a mettere spesso l’accento sulle cose che non vanno o che ci mancano. Lo facevano anche a scuola, la famosa penna rossa. Ecco, provare a togliere quelle sottolineature e mettere in panchina il nostro maestrino interiore, silenziare quella vocina che ci sussurra che siamo nati sbagliati o che, nel paragone con gli altri, rischiamo di perdere. Cominciamo a riconoscere che è solo una voce ed è solo una nostra parte. È il primo passo per diventare più consapevoli delle capacità che già abbiamo, l’autostima si crea portando attenzione a quello che possediamo, non a quello che ci manca". Infine il rapporto con i propri limiti. "Il limite è un paletto che ci siamo posti o abbiamo accettato dall’esterno. Pensare che non siamo all’altezza non è un buon inizio, l’allenamento mentale ti aiuta, ma come ogni esercizio richiede costanza e dedizione".

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