Gli 'A67. Foto: facebook/Mario Mazzaro
Gli 'A67. Foto: facebook/Mario Mazzaro

Jastemma: il nuovo disco degli 'A67 unisce musica e letteratura

Il nuovo progetto autoprodotto artisticamente dalla band di Scampia contiene anche un libro con i racconti di scrittori come Catozzella e Lagioia. Filo conduttore di canzoni e testi è l'amore, declinato in tutte le sue sfaccettature

Giuseppe Spada

Giuseppe Spada

1 giugno 2022

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“Jastemma”. È il nuovo progetto discografico degli ‘A67, gruppo rock di Scampia, prodotto dall'etichetta Squilibri editore. Daniele Sanzone, voce della band, racconta come è nato, l’orgoglio di vederlo nascere durante la pandemia. A lavialibera racconta: “Abbiamo voluto sperimentare, prendendo dei pezzi inediti e affidandoli a degli scrittori. Le canzoni ispirano racconti”. Tra le storie contenute nel libro allegato al cd, anche quelle di Giuseppe Catozzella, Nicola Lagioia, Viola Ardone, Angelo Petrella.

Daniele, come nasce l’idea del disco?

Nasce in pieno lockdown, con l’arrivo del nuovo batterista, Mirko Del Gaudio, che ci ha portato nuovo entusiasmo. Il precedente album era uscito poco prima della pandemia e per questo motivo eravamo un po’ demotivati. Con Mirko ci siamo chiusi in studio e in un momento storico così complicato abbiamo scritto soltanto d’amore, come se al mondo non ci fosse nulla di più importante. In un periodo come questo, in cui ci confrontiamo da vicino anche con la guerra, bisognerebbe riflettere un po’ di più sul sentimento più importante di tutti.

La copertina del disco
La copertina del disco

L'album è accompagnato da un libro che, nelle prime pagine parla dei suoi destinatari: questo disco si rivolge a qualcuno in particolare?

È dedicato a chi ama, a chi non si risparmia, a chi sceglie di farsi male amando, a chi nun se ne fotte, nel senso bello dell’espressione. A chi non ha paura di vivere con tutto quello che comporta. Anche se  l’esistenza non è facile, chi viene descritto in questi brani si sporca le mani con l’amore, senza mezze misure.

Perché avete pensato di accompagnare il disco con un libro?

Noi abbiamo sempre amato mescolare più codici artistici. Dieci anni fa usciva un disco che si chiamava “Naples Power”, che per molti versi era simile a questo, anche lì c’era la copertina del maestro Mimmo Paladino, ed era sostanzialmente un disco di cover in cui proponevamo canzoni di artisti napoletani, avendo poi gli stessi come ospiti nell’album. In quell’occasione abbiamo affidato questi artisti a degli scrittori, creando un’antologia. Stavolta siamo partiti da pezzi inediti: affidando le canzoni agli scrittori una narrazione ne ha fatta nascere un’altra. Quest’idea l’abbiamo amata da subito perché è come se non si esaurisse tutto nel disco, come se le chiavi di interpretazione fossero infinite.

Come sono stati scelti questi scrittori?

Ho scelto scrittori che stimo moltissimo, gente che ho letto e che amo. Ci sono, tra gli altri, Giuseppe Catozzella, Nicola Lagioia, Viola Ardone, Angelo Petrella. È stato semplice sceglierli e scegliere per loro dei pezzi d’ispirazione.

Immagino ci siano stati dei racconti che vi hanno spiazzato.

Certo, e il gioco era anche un po’ quello. Come una specie di telefono senza fili: davamo un input e vedevamo cosa partoriva la mente di un altro artista. Abbiamo dato libertà massima. C’è chi ha   scritto poesie, chi racconti brevi, come se si creasse un legame forte tra note e storie, con nuovi personaggi. È stato così, ad esempio, per “Sape ‘e niente”, interpretato da Viola Ardone attraverso il monologo di una donna, che prima dice a chi le sta accanto di andare via, ma poi in realtà vuole il contrario. Ha scelto di rimanere aderente al senso della canzone, altri hanno focalizzato la loro attenzione solo su una parola. Questa è stata la scintilla per la creazione.

La copertina?

Spiegarla è un po’ difficile. Mimmo Paladino non ha certo bisogno di presentazioni. Semplicemente gli ho spiegato il disco.Gli ho detto che lo avevamo in mente come lavoro blues, non solo nelle melodie ma anche nell’attitudine. È l’amore sofferto che parla. Mi piaceva l’idea di una copertina materica, dal tratto forte, molto carnale. Lui ha letto il testo di “Jastemma”, se ne è innamorato e ci ha regalato questo capolavoro.

Rispetto al disco precedente il vostro sound questa volta è più morbido.

Sì, hai ragione, è sicuramente più distensivo. In “Naples Calling” volevamo un linguaggio più provocatorio, più graffiante. Coi ragazzi ci siamo affidati a un grande produttore. “Jastemma” invece è il nostro primo disco autoprodotto artisticamente, dove abbiamo realizzato tutto in autonomia dalla A alla Z. Questo è dunque un momento di grandi possibilità artistiche per noi e siamo molto eccitati. è sicuramente un disco intimo e carnale, sofferto. Anche il canto è diverso, sta dentro il suono complessivo senza mai emergere, come se questo disco fosse una grande atmosfera che può portarti da qualche parte tanto con la voce tanto con la chitarra, che hanno la stessa importanza.

Avete qualche live in programma?

Abbiamo in programma un bel po’ di cose. Un live al parco della Musica a Roma, il Trianon Viviani, Frosinone, Milano e tanto altro.

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