Beni confiscati alle mafie

I beni confiscati alle mafie sono una delle forme di lotta alla criminalità organizzata più efficace e anche ricca di significato. Le ricchezze accumulate illecitamente dai mafiosi, ad esempio coi soldi del traffico di droga o delle estorsioni, possono essere espropriate per diventare proprietà dello Stato. Lo prevedono alcune leggi statali. La prima, alla base di tutto, è la legge Rognoni-La Torre che ha introdotto il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e la confisca “delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l’impiego”. 

 

Nel 1995 Libera ha lanciato la campagna “Le mafie restituiscono il maltolto” e l’anno successivo è stata approvata una legge per il riutilizzo dei beni confiscati per scopi sociali. A occuparsi della gestione e della destinazione di questi beni, tra cui immobili e aziende, è l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata (Anbsc). 

Raccontare questo ambito vuol dire raccontare l’impegno dello Stato e delle associazioni, il riscatto della società civile sulle organizzazioni criminali, la nascita di filiere produttive etiche e sostenibili, ma anche le difficoltà talvolta incontrate da chi porta avanti progetti.

Il presidente dell'Anac, Giuseppe Busia

Beni confiscati alle mafie, sulla trasparenza "serve cambiare passo"

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Tatiana Giannone

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Tatiana Giannone

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Davide Romanelli

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A E!State liberi ho capito la forza di sognare

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