
Altro che Oscar, No Other Land è da Nobel

1 marzo 2025
"Una sfida dall’esito incerto". Giuseppe “Pippo” Cipriani, sindaco di Corleone (Palermo) dal 1993 al 2002, ricorda così la petizione lanciata da Libera nel 1995 per introdurre nell’ordinamento italiano il riutilizzo sociale dei beni sottratti alle mafie. Divenne legge nel marzo dell’anno successivo dopo aver raccolto oltre un milione di firme, le prime tra i giovani della città natale di alcuni tra i più noti boss di Cosa nostra.
Guida ai beni confiscati alle mafie
Sindaco, che clima si respirava a Corleone in quegli anni?
L’atmosfera era quella del dopo-stragi, ma anche quella dell’arresto di Totò Riina, che mostrò per la prima volta la reale volontà dello Stato di perseguire Cosa nostra. In questo clima stavano emergendo forze, associazioni e personalità della società civile che combattevano la mafia nella convinzione che non era solo un affare di poliziotti e magistrati. Tra questi, ho avuto la fortuna di incrociare don Luigi Ciotti e Libera, nata proprio in quegli anni.
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NUMERO SPECIALE: Libera compie trent'anni e guarda avanti: l'impegno per l'affermazione della libertà contro ogni forma di potere mafioso è più che mai attuale