Secondo uno studio condotto nel 2022 da Save the Children, la povertà materiale è uno dei fattori che maggiormente incidono sulla povertà educativa: in Italia si stima che oltre 1.300.000 bambini vivono in povertà assoluta e più di un minore su 4 è ritenuto a rischio povertà ed esclusione sociale.
I giovani che vivono in povertà educativa hanno maggiori probabilità di ottenere risultati scolastici inferiori e, una volta adulti, avere un reddito inferiore, essere disoccupati o vivere in povertà. Ma non solo: la povertà educativa si associa spesso a problemi di disturbi psicologici e comportamentali, come ansia e depressione.
In Italia la povertà educativa, che è più accentuata nelle regioni del Sud e nelle Isole, riguarda anche le periferie sociali delle città del Centro e del Nord Italia. Ad esempio, i dati raccolti dall’Istat mostrano che gli studenti dei quartieri più poveri di città come Milano, Napoli, Palermo e Roma ottengono punteggi ai test Invalsi in matematica e lettura di circa 10-15 per cento inferiori rispetto ai coetanei che vivono nel centro città.
Inoltre, negli stessi quartieri periferici anche la percentuale di giovani Neet (Not in education, employment, or training, e quindi fuori dal sistema educativo, di formazione e dal mercato del lavoro) è tre volte superiore rispetto a quella registrata nelle zone più centrali.
L’articolo 3 della Costituzione prevede che è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Nel tentativo di attenuare la povertà educativa, spetta quindi alle istituzioni agire su più fronti attraverso politiche di welfare che investano nell’istruzione e nella formazione, agevolando e supportando le famiglie in difficoltà.
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