3 gennaio 2025
La legge di bilancio approvata il 30 dicembre 2024 ha tagliato nel silenzio generale il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che era stato introdotto nel 2016 dal governo presieduto da Matteo Renzi per sostenere “interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori”.
Orfani di femminicidio e di uno Stato (ancora) assente
“Apprendiamo sconcertati e oltremodo delusi dalla stampa e dai social che con la recente legge finanziaria il governo ha deciso di non rifinanziare il fondo dedicato al contrasto della povertà educativa”, si legge nella lettera aperta indirizzata all’esecutivo scritta da Fedele Salvatore, presidente del progetto Respiro, che sostiene gli orfani di femminicidio, e che proprio grazie ai finanziamenti previsti dal Fondo ha potuto operare.
“Quando un governo sceglie di tagliare i fondi destinati a contrastare la povertà educativa – aggiunge Salvatore – non sta semplicemente rinunciando a una misura economica, ma sta rinnegando un principio fondamentale di giustizia e di cura collettiva”.
Sgomento per la cancellazione del fondo è stato espresso anche dal Coordinamento nazionale comunità accoglienti (Cnca), che in un comunicato stampa ha denunciato come nessuno del governo li abbia mai interpellati.
Le parole di Lucarelli: femminicidio
“Come ha detto la portavoce degli enti del terzo settore Vanessa Pallucchi, prima di cancellarlo nessuno ha valutato gli esiti delle progettazioni messe in piedi grazie al fondo”, ha spiegato Liviana Marelli, referente nazionale del Cnca per I minori.
In Italia circa 1,4 milioni di minori vivono in povertà assoluta e altri 2,2 milioni sono in povertà relativa. Le persone in povertà assoluta non dispongono di risorse essenziali (cibo, acqua, casa, indumenti, medicine), mentre la povertà relativa indica l’impossibilità di fruire di beni o servizi in rapporto al reddito pro-capite medio di un determinato paese.
In Italia circa 1,4 milioni di minori vivono in povertà assoluta e altri 2,2 milioni sono in povertà relativa
Fino al 2005 erano gli anziani le persone più indigenti, oggi invece la povertà assoluta aumenta al diminuire dell’età. Quindi perché non rifinanziare il fondo? Non si tratta solo di una questione economica, anche se la decisione avrà delle ripercussioni su progetti nati proprio grazie al fondo, semmai è un provvedimento che mette in crisi un modello di intervento che segue il principio della logica collettiva e della responsabilità pubblica. Avrebbe avuto senso eliminare il fondo se I risultati dei progetti promossi dai bandi fossero stati negativi oppure, al contrario, se le azioni e I protocolli promossi dai progetti fossero diventati strutturali. Ma nessuno ha valutato gli esiti dei progetti, nessuno ha creato dei tavoli di lavoro per discuterne con gli enti coinvolti.
Cooperazione contro precarietà e disuguaglianze
“Con chi di noi, impegnati quotidianamente su questo fronte, ne avete parlato? O tutto è stato deciso asetticamente come uno dei tanti ‘taglia e cuci’ alla ricerca degli equilibri di bilancio?”, scrive Fedele Salvatore. Se da una parte gli interventi collettivi sono messi a rischio, dall’altra vengono elargiti bonus come quello per le attività extrascolastiche delle bambine e dei bambini in condizione economica molto modesta, che seguono la logica degli interventi individuali. “Quindi il fondo viene sostituito con il bonus bebè o il bonus nidi? La strada giusta non prevede interventi individuali, né legati a bonus annuali erogati una tantum. L’abbiamo già sperimentata e non ha funzionato", incalza Marelli.
Il fondo è stato costituito nel 2016 in seguito a un protocollo di intesa tra fondazioni bancarie, enti del terzo settore e governo. Alimentato dalle fondazioni di origine bancaria alle quali veniva riconosciuto un credito di imposta del 65 per cento – in altre parole investendo nei progetti promossi dal fondo potevano ridurre le tasse sui propri utili e creare credito nei confronti dello stato – comprendeva un totale di 800 milioni di euro.
La solidarietà trasforma i giovani a rischio
Dal 2016 al 2018 le fondazioni hanno alimentato il fondo con 360 milioni di euro; nel 2019 la legge di bilancio ha messo a disposizione 55 milioni di euro con un ulteriore proroga disposta nel 2022. La gestione del fondo era affidata ad un comitato composto da rappresentati del governo, dall'Associazione di Fondazioni e diCasse di Risparmio (Acri) e dal Forum Nazionale Terzo Settore. L’impresa sociale Con i bambini è il soggetto attuatore. Non si è trattato di soldi dati “a pioggia” per sostenere cooperative che altrimenti sarebbero morte, ma di interventi mirati e minuziosamente controllati nella qualità dall’ente attuatore.
Negli otto anni in cui il fondo è stato in vigore, sono stati promossi oltre 800 progetti e mobilitate 9mila organizzazioni, che hanno coinvolto mezzo milione di bambini e adolescenti in condizioni di fragilità. Adesso non è chiaro che fine faranno questi progetti: le associazioni si augurano che quelli finanziati fino al 2024 possano concludersi, ma a partire dal 2025 tutto è incerto.
In otto anni il fondo ha promosso oltre 800 progetti e mobilitato 9mila organizzazioni, che hanno coinvolto mezzo milione di bambini e adolescenti in condizioni di fragilità
Fedele Salvatore teme che il lavoro svolto in questi anni possa disperdersi. Ad oggi sono 157 gli orfani di femminicidio che grazie ai progetti finanziati dal fondo sono stati presi in carico e accompagnati. Eppure, non avendo istituzionalizzato le linee guida promosse, in assenza di questi progetti tutto l’impegno portato avanti rischia di finire nel nulla.
Con "Liberi di crescere", nessuno è rimandato
I processi di giustizia riparativa nel penale minorile rischiano di concludersi, le scuole e gli enti coinvolti dal progetto Liberi di crescere, per far fronte alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, potrebbero non ricevere più finanziamenti per continuare il lavoro con le comunità e i territori. “Questo provvedimento – conclude Salvatore – procura un danno ai minori e alle loro famiglie, che non potranno più avere un apporto specifico, professionale e con una copertura economica all'interno dei propri territori”. Gli enti coinvolti hanno chiesto un confronto diretto con il consiglio dei ministri, ma al momento da Roma tutto tace.
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Politica all'attacco della magistratura. Il governo italiano, come quello di altri paesi occidentali, mostra insofferenza verso alcuni limiti imposti dallo stato di diritto delegittimando giudici e poteri di controllo
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